Prezzo del pellet inverno 2023-2024, cosa attendersi?

La maggior parte degli italiani è alle prese con i rientri dopo le vacanze estive e di fatto già preoccupata per l’imminente cambio di stagione che porta con sé anche nuove spese, tra queste la spesa del riscaldamento che l’anno scorso ha portato ad esborsi davvero importanti. Molti si chiedono quale sarà il prezzo del pellet, ecco i listini che abbiamo trovato presso vari rivenditori.

Il prezzo del pellet pre-stagionale 2023-2024

Partita la vendita pre-stagionale del pellet, quest’anno, rispetto all’anno appena trascorso potrebbe portare dei vantaggi. L’inverno 2022-2023 è stato caratterizzato da una partenza con Iva al 22% e prezzi altissimi, in pre-stagionale in media 10 euro, per poi salire nei mesi successivi. A un certo punto, complice la riduzione dell’Iva al 10%, misura straordinaria, il prezzo inizia a scendere, ecco perché chi ha comprato il pellet in pieno inverno, anche gennaio e febbraio, ha potuto beneficiare di prezzi ridotti. Quest’anno parlando con i venditori sappiamo che temono un rientro dell’Iva al 22% già a partire da gennaio, quindi consigliano di approfittare di questi ultimi mesi per evitare il rialzo della tassazione.

Quanto costa ora il pellet?

Quanto costa il pellet? Questa la domanda che in molti si stanno facendo. Attualmente i prezzi oscillano tra 5,50 euro al sacco (15 kg) e 6,90 euro al sacco, questo il prezzo più alto che abbiamo trovato. Il prezzo più basso, 5,50 euro, si riferisce a pellet non certificato o con certificazione A2. Al prezzo di 6,50 euro abbiamo trovato pellet di abete, la sua principale caratteristica è raggiungere in breve tempo la temperatura ideale, di conseguenza per chi ha stufa con modulazione, inizia a bruciare meno in poco tempo.

A 6,70 euro abbiamo trovato pellet di faggio oppure faggio misto ad abete. Il faggio brucia lentamente, quindi un sacco ha una durata maggiore, uno degli inconvenienti è dato dal fatto che raggiunge più lentamente la temperatura ideale e di conseguenza chi ha una stufa a modulazione potrebbe comunque bruciare una quantità notevole di prodotto.

La soluzione ideale potrebbe essere utilizzare pellet di abete per avviare la stufa e farla arrivare alla temperatura impostata e in seguito utilizzare pellet di faggio per mantenere la temperatura costante. Certamente tale scelta richiede molta attenzione e pazienza.

Previsioni prezzo del pellet nei prossimi mesi

Non sappiamo se nei prossimi mesi i prezzi aumenteranno, almeno fino al 31 dicembre. Questo è dovuto alla domanda che attualmente, dicono i venditori ancora non è prevedibile perché l’arrivo dell’estate piuttosto tardivo e le temperatura ancora molto elevate stanno portando molti a posticipare gli acquisti. A ciò si aggiunge che l’anno scorso molti hanno apportato modifiche alle stufe a pellet e quindi la domanda potrebbe essere bassa anche quest’anno. C’è un’elevata probabilità che i prezzi restino costanti almeno fino a dicembre.

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Pellet, è già corsa all’acquisto. Conviene comprare ora?

Il pellet è un combustibile ormai entrato in molte famiglie italiane, a decretarne il successo è stato il prezzo che all’inizio della diffusione era davvero molto basso. Nel tempo sono arrivati gli incrementi, fino ad arrivare per l’inverno 2022-2023 a prezzi davvero proibitivi. In pieno inverno il prezzo medio di un sacco era di 12-13 euro.

Ora qual è il prezzo del pellet e conviene comprare ora per evitare i rincari dell’inverno? Vediamo prezzi e prospettive.

L’andamento dei prezzi del pellet nel 2023

Lo scorso inverno i prezzi dei prodotti energetici sono volati alle stelle. Il pellet in vendita pre-stagionale costava tra i 9 e i 10 euro al sacco, in pieno inverno si è arrivati a 12-13 euro al sacco. A generare questi aumenti sembra sia stato il conflitto tra Russia-Ucraina che ha portato a minori produzioni di pellet. Molti però ritengono che in realtà sia stata solo una manovra speculativa per avere molti guadagni, al punto che numerose famiglie hanno deciso di usare fonti alternative di riscaldamento.

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Poi l’intervento, straordinario, del Governo con la legge di bilancio ha portato alla riduzione dell’Iva che ha decretato l’inizio della discesa dei prezzi. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo la discesa è stata davvero buona e il prezzo è arrivato ad aprile tra i 6 e i 7 euro.

Sebbene l’inverno sia finito da poco, molti stanno pensando già adesso di fare acquisti, in particolare coloro che hanno spazio per poter fare scorta.

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Quali sono i prezzi del pellet a maggio-giugno 2023?

Molti venditori stanno infatti sottolineato che i prezzi del pellet sono in risalita, attualmente è possibile comprare pellet di buona qualità a circa 6,50 euro al sacco, avvertono però che non sanno fino a quando è possibile mantenere questi prezzi, infatti si aspettano già nelle prossime settimane nuovi aumenti.

Anche in questo caso c’è chi lancia l’allarme speculazione, cioè venditori che per invogliare all’acquisto fanno previsioni allarmistiche senza però nessun fatto di particolare rilevanza come causa degli aumenti. Che si tratti di strategia o consigli dettati dal buon senso, il risultato è uno, cioè c’è corsa all’acquisto al punto che alcuni rivenditori dichiarano di avere prenotazioni fino alla fine di giugno 2023.

Quale possa essere la strategia migliore non è dato sapere, con molta difficoltà si potrà arrivare ai prezzi degli anni passati, cioè 3, 4 euro al sacco, ma non è dato sapere come sarà l’andamento in pieno inverno e se il Governo riproporrà nuovamente il taglio dell’Iva.

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Pellet, è il momento di fare acquisti e scorte per l’anno prossimo

Pellet finalmente i prezzi sono in discesa e questo potrebbe essere il momento migliore per fare acquisti o scorte in vista del prossimo inverno.

Pellet, oggi conviene comprarlo

La primavera è arrivata e con essa le temperature migliorano. Quindi nelle case verranno annullate le spese per il riscaldamento. Anche dell’acquisto del pellet che a partire dallo scorso fine estate aveva raggiunto un prezzo a dir poco incredibile. Nonostante il pellet sia il combustibile maggiormente scelto, dopo il classico gas per uso domestico.

Ma negli ultimi giorni, chi si è trovato a comprare gli ultimi sacchi si è reso conto che il prezzo è notevolmente più basso. Forse perché le aziende devono vendere quello rimasto? In ogni caso è il momento di procedere all’acquisto e a fare scorte, anche per il prossimo anno. Del resto se ban conservato, e lontano da fonti umide può essere ben conservato e non farsi trovare impreparati con l’arrivo del prossimo inverno.

Pellet, perché il prezzo è sceso?

Il prezzo del combustibile è sceso per diversi motivi. Uno dei motivi è la riduzione dell’Iva al 10% che fa diminuire il costo. Secondo l’Associazione italiana Energie Agroforestali, grazie all’incentivo il prezzo ha subito una riduzione media del 17% rispetto allo scorso anno. Ciò si traduce in un risparmio di 1.70 euro per ogni sacchetto da 15 Kg certificato in classe ENplus. In media, a gennaio in Italia il prezzo finale medio (ivato) di un sacchetto di pellet era di 9,21 euro – valore che nelle ultime settimane è ulteriormente diminuito in modo significativo

Sempre sullo stesso sito si legge che le previsioni per i prossimi mesi suggeriscono che il pezzo non registrerà aumenti significativi e il mercato “prestagionale” potrà tornare competitivo, anche grazie a un inverno mite che ne ha ridotto i consumi. Le quotazioni di mercato si sono stabilizzate con progressivi rialzi di prezzo nell’avvicinarsi della prossima stagione termica, senza arrivare ai picchi registrati lo scorso anno.

Altre motivazione del crollo dei prezzi

Le quotazioni del gas sono scese anche loro. Questo vuol dire che le bollette potrebbero essere più clementi, anche grazie al bonus sociale. Tuttavia in questo periodo ci sono anche le “svendite” di fine stagione, quindi i rivenditori sono più aperti a cercare di svuotare i magazzini per il nuovo carico ad inizio autunno prossimo. Ed inoltre non c’è più il pericolo della poca disponibilità, come è successo allo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina.

Infine c’è ottimismo anche per l’inflazione che sembra un pò allentare. Quindi la somma di tutti questi fattori fa si che in questo momento il prezzo sia davvero favorevole per i consumatori. Pertanto magari è il momento di approfittarne e chi può, magari fare una piccola scorta, per evitare il verificarsi delle stesse condizioni tra qualche mese. Si ricorda una conservazione ottimale in attesa delle prossime temperature fredde.

 

 

 

Prezzo in calo per il pellet: conviene fare scorte per il prossimo inverno?

Nelle settimane scorse è iniziata una vera discesa del prezzo del pellet e sono in molti in questi giorni a chiedersi se sia il caso di fare scorta anche per il prossimo inverno approfittando dei ribassi. Ecco i possibili scenari futuri.

Pellet quanto costa? Conviene fare scorte per il prossimo inverno?

L’inverno 2022-2023 è stato particolarmente duro, infatti i prezzi del metano e di altri combustibili per il riscaldamento, tra cui il pellet, sono volati alle stelle. Rispetto all’anno precedente (inverno 2021-2022) il prezzo del pellet è praticamente molto più che raddoppiato, è arrivato a 12 euro al sacco. Molti hanno lamentato la speculazione di grossisti e venditori al dettaglio. Altri semplicemente hanno concordato sul fatto che una serie di eventi ha portato il prezzo alle stelle. A inizio 2023 c’è invece l’inversione di tendenza, complice una notevole riduzione della domanda dovuta a temperature miti, difficoltà economiche degli italiani, decisione di molti di convertire la stufa a pellet al fine di utilizzare combustibili più economici. Arriva poi la decisione del Governo di ridurre l’Iva sul pellet per l’intero anno dal 22% al 10%. Tutto questo ha riportato i prezzi del pellet a circa 6,50 -7 euro per un sacco da 15 kg.

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Prezzo del pellet: quali sono le prospettive per la prossima campagna?

Si tratta di prezzi che sono ancora leggermente alti rispetto alla campagna 2021-2022, ma sono in tanti a temere che con il sopraggiungere della prossima campagna di vendita, i prezzi possano nuovamente lievitare e di conseguenza stanno pensando, se lo spazio a disposizione lo consente, di fare scorte. È la decisione giusta? Purtroppo è molto difficile fare previsioni, ad esempio chi nella scorsa estate per timore di aumenti sconsiderati durante i mesi invernali ha acquistato pellet a 10 euro al sacco per tutto l’inverno, ha avuto delle perdite, infatti dopo aver raggiunto i 12 euro c’è stato il ribasso e di conseguenza ha speso di più rispetto a quanto avrebbe speso comprando il pellet poco alla volta.

Allo stesso tempo non possiamo prevedere ora come sarà il prossimo inverno ( freddo o mite?). Possiamo dire che difficilmente sarà prorogata la riduzione dell’Iva, infatti si è trattata di una situazione eccezionale determinata esclusivamente dal fatto che i prezzi erano alle stelle e gli italiani in grande sofferenza.

La soluzione a questo punto potrebbe essere quella di fare solo una piccola scorta, giusto per affrontare i primi freddi e decidere poi la strategia quando sarà più chiaro l’andamento della prossima campagna che, ricordiamo, inizia generalmente nei mesi estivi (luglio-agosto). Chi ha problemi di spazio purtroppo non ha grandi spazi di manovra.

Iva sul pellet: ridotta al 10% dal 1° gennaio, ma fino a quando?

La legge di bilancio 2023 prevede la riduzione dell’Iva sul pellet, ma purtroppo non si tratta di una misura strutturale. Ecco cosa dice la legge di bilancio 2023.

Iva sul pellet: sospiro di sollievo per i consumatori

Il pellet è uno dei combustibili maggiormente apprezzati dagli italiani, abbiamo però scarsa produzione e questo obbliga ad importare i prodotti. Negli ultimi tempi il pellet è andato incontro a forti rincari e questo ha determinato anche un aumento dell’Iva da versare che viene calcolata sul prezzo finale. Il pellet nella vendita prestagionale (agosto/settembre 2022) costava in media 10 euro al sacchetto, nelle ultime settimane ha abbondantemente superato la quota 12 euro al sacchetto. Naturalmente i prezzi possono leggermente variare in base alla qualità, al marchio e alle politiche aziendali. Chi non ha spazio per fare scorte ha scontato i maggiori rincari.

Si è quindi generato un extra-gettito fiscale per lo Stato, ma per i contribuenti si è creato anche un esborso particolarmente importante. Proprio per questo motivo all’ultimo momento nella legge di bilancio è stato inserito l’emendamento che prevede la riduzione dell’Iva sul pellet dal 22% al 10%. A determinare questa modifica è il comma 73, dell’articolo 1 della legge di bilancio 2023 che recita: In deroga al numero 98) della tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per l’anno 2023 i pellet di cui al medesimo numero 98) sono soggetti all’imposta sul valore aggiunto con l’aliquota del 10 per cento.

Fino a quando l’Iva sul pellet sarà ridotta al 10%?

Si tratta però di una buona notizia solo a metà. Chi nel tentativo di risparmiare ha fatto scorta di pellet per tutto l’inverno non potrà ottenere vantaggi dalla riduzione dell’Iva sul pellet, mentre per tutti c’è la brutta notizia che questo particolare sconto potrà essere applicato solo per il 2023, non si tratta quindi di una misura strutturale, come molti auspicavano, quindi con molta probabilità il pellet dal 2024 ricomincerà ad avere l’Iva al 22%, percentuale che incide in modo davvero apprezzabile sul prezzo finale. Chi acquista il pre-stagionale ad agosto/settembre facendo scorte potrà sicuramente avere un buon vantaggio.

Questa scelta è un po’ fuori rispetto alle aspettative perché l’Italia all’interno dell’Unione Europea è uno dei Paesi con aliquota Iva sul pellet più alta. Anche prendendo come punto di riferimento la tassazione Iva alla legna da riscaldamento l’effetto è simile, infatti questa sconta un’aliquota minore. Inoltre in Italia fino al 2015 l’Iva sul pellet era già al 10% e in questo caso si trattava di un’aliquota strutturale non straordinaria applicata per breve periodo. Proprio per questi motivi sono in tanti a sperare che la scelta del Governo possa essere rivista entro l’anno in modo da rendere l’aliquota al 10% fissa.

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A ciò deve essere aggiunto che non è detto che gli effetti si possano vedere a breve sugli scaffali, infatti i venditori potrebbero anche decidere di aumentare il loro guadagno a scapito dei consumatori soprattutto nel caso in cui abbiano scorte in magazzino derivanti da ordini del 2022. Vedremo nei prossimi giorni quali effetti si verificheranno.

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Iva sul pellet: quanto incide sul prezzo finale? Perché così alta?

L’Italia è uno dei Paesi al mondo per il numero di installazione di stufe a pellet che vanno a ricoprire soprattutto il riscaldamento residenziale. Il boom c’è stato dal 2010 in poi e attualmente c’è una certa stasi e questo perché il prezzo del pellet è aumentato vertiginosamente rispetto agli esordi e a incidere sullo stesso è anche l’Iva sul pellet, ma a quanto ammonta?

Iva sul pellet: quanto si paga in Italia?

Per quanto riguarda l’Iva è necessario prendere come punto di riferimento l’anno 2015. Infatti con la legge di stabilità del 2015, il pellet ha avuto il raddoppio dell’Iva che fino a quel momento era al 10%, come d’altronde la legna da riscaldamento. Dal 2015 si è passati all’aliquota ordinaria al 22%, nel frattempo la legna è rimasta al 10%. In parole povere questo vuol dire che ogni euro speso per l’acquisto del pellet, 22 centesimi sono da imputare all’iva, quasi un quarto del prezzo finale.

L’ammontare complessivo su un sacchetto da 15 kg (misura standard, ma in commercio vi sono anche sacchi più piccoli) cresce all’aumentare del prezzo, ecco perché fino a quando un sacchetto costava 5 euro, se di buona qualità, l’Iva era circa 1,12 euro (nel 2020-21 si poteva acquistare pellet di qualità a un prezzo di 3,50/4 euro), mentre con il prezzo del pellet raddoppiato, è difficile trovare pellet a meno di 10 euro (qualità media, cresce per la qualità alta), l’importo è di 2,22 euro di Iva.

Iva sul pellet: tante proposte ma nessuna riduzione

Di fatto quasi ogni anno sono proposti emendamenti volti a diminuire di nuovo l’Iva sul pellet, tra cui anche nel 2022, ma di fatto nessuno sembra ascoltare le ragioni degli acquirenti che spesso hanno installato le stufe a pellet quando l’Iva era ancora al 10%.

Tutti sembrano essere sordi a questa esigenza, anche ora che la congiuntura economica è catastrofica e il pellet incide in modo notevole nel creare extra-gettito fiscale proprio a causa del vertiginoso aumento dei prezzi. Affontano il problema in maniera diversa coloro che hanno optato per una stufa a biomassa o policombustibile che possono bruciare diversi prodotti e scegliere ogni volta il meno caro.

La situazione è parzialmente diversa in altri Paesi dell’Unione Europea, infatti i rincari vi sono stati ovunque, ma negli altri Paesi i prezzi sono inferiori a causa del diverso apporto dell’Iva, ad esempio in Spagna l’Iva sul pellet è al 5%, mentre in Francia al 10%.

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Al fine di far fronte alle difficoltà sono molti gli utenti che stanno scegliendo di modificare le proprie stufe a pellet per poter bruciare altri materiali, ad esempio nocciolino, ma è bene sottolineare che non tutti gli esperti del settore sono concordi con questa scelta in quanto ritengono che potrebbe compromettere la funzionalità della stufa a pellet nel lungo periodo.

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Pellet, come evitare di essere truffati negli acquisti online

Il pellet è la mania per il riscaldamento di casa per l’inverno 2022-2023. Ma quando si compra online, è meglio stare attenti a non incorrere in truffe.

Pellet, è possibile comprarlo anche online

Il prezzo del pellet è cresciuto da un anno all’altro del doppio. A contribuire anche la diminuzione sul mercato italiano, per dei problemi legati alla logistica e alla domanda cresciuta in modo molto esponenziale. Ma per fortuna a correre in aiuto dei consumatori ci pensa internet. Online ci sono offerte per ogni tasca, e per ogni quantità, in modo da accontentare un pò tutti.

Però è meglio stare attenti, perché c’è la possibilità di cadere una truffa. Come quello che è successo qualche giorno fa ad una donna, che ha comprato online dei sacchi, un buon quantitativo, ma in realtà la consegna non c’è mai stata. Allertate le autorità si è capito che il sito era stato creato poco tempo prima e che il “giochetto” aveva già altre ignare vittime del raggiro.  E’ l’ennesima prova di quanta attenzione occorre nell’avvalersi dei siti internet per l’acquisto di prodotti.

Alcuni consigli per i consumatori

Comprare online potrebbe essere un rischio quando vengono proposti dei prezzi che sono totalmente fuori dal mercato. Se da una parte il basso costo stuzzica l’acquisto, dall’altro il rischio di essere truffati aumenta. Quindi ecco alcuni consigli che possono essere utili. Il primo è molto semplice: rendersi conto se il sito è affidabile, cioè se ci sono dei dati fiscali, una storia, una sede legale o magari provare proprio a telefonare per vedere se c’è un servizio clienti. Non affidatevi a persone che non rispondono o che lo fanno solo tramite uno schermo.

Altra cosa interessante è andare a leggere le recensioni. Alcune potrebbero essere finte, ci sono persone pagate per scrivere commenti su prodotti online. Ma se non ci sono proprio o sono solo positive, è chiaro che qualcosa è sospetto. Anche nei metodi di pagamento, scegliere sempre quelli più sicuri come ad esempio PayPal. Si tratta di piccoli consigli, che non vogliono disincentivare l’acquisto online, ma solo affidarsi a persone oneste, attività trasparenti e specializzate.

La qualità prima di tutto

Online è possibile comprare sia il pellet che le sue varianti, come il pellet di girasole. Ma un altro elemento importante da valutare è la qualità del prodotto che si utilizza. Infatti occorre acquistare solo pellet certificato EnPlus. En Plus è lo schema di certificazione del pellet numero uno al mondo. Garantisce in modo trasparente e indipendente la qualità del pellet e contrasta le frodi lungo tutta la filiera, dalla produzione alla consegna finale. E se si vuole comprare proprio online, scegliere siti anche tra i più noti, che di solito hanno pagamenti e consegne garantite.

Pellet e le altre soluzioni per riscaldare casa, facciamo un confronto

Pellet e le altre soluzioni per riscaldare casa sono il dilemma degli italiani con l’inverno alle porte. Ma qual’è la soluzione migliore? Ecco alcuni confronti.

Pellet e le altre soluzioni, ma è davvero il più economico?

Subito dopo l’estate 2022 sembrava che tutti fossero impazziti per il pellet e la stufe relative. Il pellet per un pò di tempo è stato introvabile, ma adesso sembra che la situazione sia normalizzata, ad eccezione del prezzo. Infatti, quello è raddoppiato rispetto allo scorso anno. In media ci vogliono oggi circa 12-13 euro per un sacco di pellet. A conti fatti conviene davvero rispetto al metano? Chi ha l’impianto a gas, rispetto all’istallazione di una nuova stufa, sicuramente ha meno costi, ma dovrà fare i conti con le bollette del gas.

Tuttavia sono previsti dei bonus energia per aiutare le famiglie a pagare le bollette di luce e gas. Inoltre le quotazioni del gas presso il Ttf di Amsterdam sono in discesa e quindi solo con l’arrivo del freddo, in base alla domanda, potremo sapere davvero come si struttureranno i prezzi e valutare con certezza se il pellet conviene ancora rispetto al gas.

Le altre soluzioni per il riscaldamento, cosa propone il mercato?

Il mercato del riscaldamento si è comunque sbizzarrito con proposte meno conosciute. Tra queste c’è la caldaia ionica che dà la possibilità di risparmiare un 20% rispetto ad una caldaia a metano di analoga potenza termica. Purtroppo però hanno un costo sostenuto e si possono spendere anche fino a 5 mila euro, rispetto ad una caldaia a metano che di solito ha un costo minore.

Resta intramontabile anche il riscaldamento a legna, nei classici camini, ma con il relativo costo in base al tipo di legno che si desidera. Oggi il prezzo minimo trovato sul mercato è di 12 euro (naturalmente legna di bassa qualità), mentre il prezzo massimo trovato è di 25 euro al quintale. Si tratta di un’offerta trovata per legno di faggio, da ritirare presso la sede dell’azienda con una consegna minima di 20 quintali.

Altra soluzione è quella della stufa pirolitica che funziona attraverso la pirolisi (o piroscissione). E’ un processo di decomposizione termochimica, ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente ossigeno). Inoltre ci sono anche dei bassi costi per il funzionamento, visto che non si collega alla rete elettrica. Ma i modelli più economici sono da esterni, perché quelli interni sono di design e sono parecchio costosi.

 

 

Pellet contraffatto sequestrato: attenti alle certificazioni

In Italia è ormai corsa all’acquisto di combustibili per affrontare questo inverno e sebbene ieri sia arrivata la notizia ufficiale che la prossima bolletta del metano sarà molto più bassa rispetto a quella dell’ultimi trimestre, sono già molte le famiglie che hanno cercato fonti alternative e tra queste il pellet. Proprio per tale combustibile c’è però l’allarme pellet contraffatto con numerosi sequestri già avvenuti. Ecco perché.

L’aumento dei prezzi porta alla diffusione di pellet contraffatto

Abbiamo visto che per l’inverno 2022-2023 il prezzo del pellet ha avuto dei notevoli aumenti, oltre il doppio del prezzo rispetto a un anno fa per il pellet certificato A1, cioè quello con la migliore resa, il minor rapporto umidità e ceneri residue. Un sacchetto da 15 kg di pellet certificato A1 costa oggi anche 13-14 euro. Un anno fa in prestagionale si poteva trovare lo stesso pellet a 5 euro ed è arrivato in pieno inverno a circa 7 euro al sacchetto. Si intuisce che la differenza di prezzo è davvero notevole.

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Molti ritengono che si tratti di una speculazione, cioè che produttori e venditori stiano aumentando i prezzi per poter guadagnare di più, mentre questi si difendono affermando che il prezzo è determinato dall’aumento del costo dell’energia che va ad impattare sui costi di produzione, a ciò si aggiunge che la guerra in Ucraina ha portato a una riduzione notevole della produzione e, infine, la domanda in crescita. Tutti fattori che rendono difficile trovare il pellet. Naturalmente la reazione a catena non si è fatta attendere e di conseguenza è corsa al prezzo più basso, ma proprio questa corsa porta ad incappare in truffe. Nei mesi passati la truffa più frequente era online con pellet pagato e mai consegnato.

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Ora invece la truffa più frequente riguarda il pellet contraffatto che viene venduto a prezzi competitivi rispetto a quello di quelaità. L’ultimo sequestro è di poche ore fa ed è stato effettuato dai funzionari dell’Ufficio delle Dogane su una nave nel porto industriale di Cagliari.

Che vuol dire pellet contraffatto?

Nel caso in esame il pellet proveniva dall’Egitto ed era certificato A1, o meglio, recava sulla confezione il marchio della certificazione A1. Per poter ottenere questo marchio che certitica che trattasi di un pellet di buona qualità e con un’eccellente resa, è necessario superare dei test e rientrare in determinati parametri per quanto riguarda umidità e residui di cenere.

Il pellet esaminato non corrispondeva ai requisiti richiesti, l’Agenzia Dogane ha specificato nel sequestro che “La libera disponibilità della merce, riportante in etichettatura le indicazioni mendaci relative alla qualità del prodotto, avrebbe permesso all’importatore la distribuzione e la vendita di merce di bassa qualità a fronte di un’alta qualità dichiarata, con conseguente induzione in inganno dei consumatori finali”. In particolare è risultato superiore alla norma il peso delle ceneri e la quantità di azoto.

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Quanto costa la legna per riscaldarsi questo inverno?

Il caro energia sta mettendo gli italiani di fronte a scelte drastiche soprattutto per quanto riguarda i riscaldamenti, sono in molti a chiedersi quanto costa la legna per riscaldarsi questo inverno e se è possibile risparmiare.

Contro il caro energia conviene acquistare legna per riscaldarsi?

Deve essere anticipato che le quotazioni del gas stanno scendendo e che già da novembre dovrebbero esservi i primi effetti sulle bollette del metano, mentre si stima che sulle bollette dell’elettricità le prime ripercussioni dovrebbero esservi nel mese di gennaio. Fatta questa premessa continuiamo la disamina delle strade alternative al riscaldamento con metano.

Abbiamo visto i costi del pellet e dei suoi derivati come nocciolino e pellet di canapa, vediamo ora il più tradizionale dei combustibili cioè la legna.

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La legna può essere bruciata nel tradizionale camino, oppure con stufe a biomassa, o stufe solo a legna. Sia il camino sia le stufe, con opportuni collegamenti agli impianti di riscaldamento, possono essere utilizzati per riscaldare tutti gli ambienti di casa e non solo quello in cui il camino è situato e possono essere utilizzati anche per la produzione di acqua sanitaria, andando così a usare il metano solo per la cucina.

Fattori da cui dipende il costo della legna da ardere

Fatta questa premessa, occorre ricordare che il costo della legna dipende da diversi fattori: ad esempio zona di taglio (alcune zone con terreni molto drenanti consentono di avere una legna con un residuo di umidità molto basso, si tratta di legna che pesa di meno, costa di più e ha un maggiore potere calorifero). Il costo dipende inoltre dal periodo di taglio, ad esempio la legna asciutta tagliata negli anni precedenti e lasciata asciugare, ha una resa molto più alta e costo maggiore.

Il costo della legna è inoltre determinato dal tipo di taglio, se, ad esempio, si acquistano grossi pezzi perché si ha un camino grande oppure perché si intende concludere in autonomia il successivo lavoro di pezzatura, il costo è ridotto rispetto all’acquisto di legna tagliata a pezzi più piccoli. Occorre poi valutare le modalità di vendita: la legna sfusa costa meno di quella acquistata su bancale. La differenza tra le varie pezzature è di circa due/tre euro a quintale. Naturalmente chi ha una casa in campagna con molto spazio esterno può acquistare legna sfusa e sistemarla poi autonomamente nella propria legnaia, ma chi ha problemi di spazio è costretto ad acquistare i bancali.

Il pellet da questo punto di vista ha minori “pretese” perché occupa meno spazio, poi è bene ricordare che un quintale di pellet e un quintale di legna non sono assolutamente paragonabili per quanto riguarda la resa perché il pellet è essiccato e ha un residuo di umidità praticamente molto basso.

Quale legna acquistare?

Infine, il costo della legna dipende dalla tipologia di albero tagliato. La legna da ardere può essere divisa in due macro-categorie: legna dolce come abete, pioppo e pino e legna forte, come faggio, olmo, frassino e rovere. I legni dolci bruciano più rapidamente, questo vuol dire una bella fiamma e acqua che arriva a temperatura più rapidamente, mentre i legni forti bruciano più lentamente questo vuol dire maggiore durata. La soluzione migliore sarebbe acquistare legno misto.

Quanto costa la legna per riscaldarsi per la stagione 2022/2023?

Fatta questa premessa andiamo ai costi della legna, considerate tutte le variabili che abbiamo visto, possiamo confrontare i prezzi e dire che mentre un anno fa la legna era acquistata a una media di 12 euro, con la possibilità di arrivare massimo a 14 euro al quintale, il costo minimo invece era anche di 8 euro. Ora il prezzo minimo trovato sul mercato è di 12 euro (naturalmente legna di bassa qualità), mentre il prezzo massimo trovato è di 25 euro al quintale. Si tratta di un’offerta trovata per legno di faggio, da ritirare presso la sede dell’azienda con una consegna minima di 20 quintali.

Occorre poi aggiungere le spese per il trasporto che dipendono dalla distanza tra il luogo in cui ha sede l’azienda presso la quale si acquista e quello in cui la legna deve essere consegnata.

Anche in questo caso abbiamo un forte aumento dei prezzi determinato dall’aumento del costo dei carburanti, ma anche della manodopera e dell’inflazione in genere.