Sanzioni europee, trovato l’accordo tra gli stati membri

Sanzioni europee, situazione sul grano, acciaio, porti bloccati, gas e petrolio sono stati i punti dell’accordo trovato in Europa.

Sanzioni europee, ecco cosa si è deciso

Le sanzioni europee imposte alla Russia a causa dell’invasione in Ucraina sono il tema caldo di questi ultimi mesi. Alcuni paesi, come l’Ungheria e Repubblica Cieca avevano mostrato una certa resistenza in merito al petrolio ed al suo stop. Tuttavia ci  sono riusciti anche stavolta, i membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo. Questo prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all’Unione europea per via mare. Mentre  quello che arriva per via oleodotto Druzhba è stato inviato in un secondo momento, anche se non si sa quando.

A convincere l‘Ungheria e i suoi “vicini”, oltre l’embargo solo alle vie marine è stata un’altra interessante postilla. Infatti Bruxelles si impegna ad introdurre “misure di emergenza” nel caso di interruzioni della fornitura di energia da parte della Russia. In altre parole, se Mosca chiude i rubinetti, saranno i paesi europei a sostenere e sopperire alla mancanza. Elemento che ha permesso di trovare l’accordo e di andare avanti nell’incontro e nelle trattative. Anche se l’importante è non creare troppi squilibri da i membri

Sanzioni europee, approvato il sesto pacchetto

I leader europei si sono anche resi disponibili per offrire 9 miliardi di euro per la ricostruzione dell’Ucraina. Perché quando tutto finirà ci sarà un Paese da ricostruire, altre che delle vite che non faranno più ritorno a casa. Tuttavia sul tavolo delle trattative c’è anche l’introduzione del tetto al prezzo del gas e la crisi del grano.

In merito al tesso massimo sull’introduzione del tetto massimo sul prezzo del gas l’Itallia si fa promotrice. Infatti secondo il Presidente del Consiglio, Draghi, tale misura dovrà essere introdotta al più presto, per evitare ancora una continua escalation del prezzo che grava sul consumatore finale. Ma ancora no è stato trovato un accordo su questo, anche perché uno stop totale potrebbe creare danni irreparabili per l’economia italiana.

Mentre per quanto riguarda il grano la situazione è catastrofica. Il presidente Zelesky ha fatto il suo rapporto sul grano che sta marcendo sui silos, o rubato dalla Russia. Si parla di una guerra nella guerra, ma a farne le spese saranno le popolazioni più povere.

Gli effetti di queste scelte?

E mentre si cerca di frenare la Russia i prezzi delle materie come petrolio e gas continuano a lievitare. Nonostante la buona tenuta in Italia, per quanto riguarda il costo della benzina senza il pagamento delle accise. Ma i continui aumenti e le bollette fuori portata fanno paura ad imprese e famiglie. Si paga 5-6 volte di più di quando si pagava il gas in tempi normali.

La Russia ha interrotto le forniture di gas a cinque stati membri: la risposta all’uscita dagli idrocarburi russi è RePowerEu“. A dirlo è la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen al termine del Consiglio straordinario. Mentre “L’azione dell’Ue sull’energia si svilupperà su molti fronti. Sul funzionamento del mercato dell’energia e sui prezzi alti siamo stati accontentati. La Commissione ha ricevuto ufficialmente mandato per studiare la fattibilità del price cap”. Lo ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa.

 

 

 

 

 

 

Super ecobonus 110%, come si percepisce la detrazione fiscale nel 730?

Come si percepisce la detrazione fiscale del super ecobonus del 110% nel modello 730 utile per la dichiarazione dei redditi? Per beneficiare della detrazione fiscale è necessario utilizzare, nel modello 730 del 2022, la prima colonna dei righi E 61 ed E 62. Si tratta dei righi riguardanti le tipologie dei lavori.

Quali sono i codici da utilizzare nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi e la detrazione fiscale del super ecobonus 110%?

All’interno dunque delle sezioni dedicate del modello 730 per la dichiarazione dei redditi e ai fini della detrazione fiscale del super ecobonus 110%, devono essere utilizzati i codici dei lavori da due a sette, il 12, il 13, il 14 e il 16. Sono questi i codici inerenti i lavori trainati. Relativamente a questi interventi, inoltre, bisogna spuntare la colonna numero sei, quella del 110%. Per i lavori trainanti, è occorrente utilizzare i codici che vanno da 30 a 33.

Super ecobonus 110%, cosa avviene se non si è raggiunto il 30% di Sal al 31 dicembre 2021?

Un’attenzione particolare deve essere posta per i lavori in super ecobonus 110% che non sono avanzati al 30% di Sal al 31 dicembre 2021. Per questi lavori i contribuenti:

  • non sono riusciti a cedere il relativo credito di imposta ai soggetti ammissibili nel corso del 2021;
  • è stato negato lo sconto in fattura;
  • si possono dunque detrarre i relativi importi delle spese nella dichiarazione dei redditi del 2022 per i costi sostenuti nell’anno di imposta 2021.

Cosa avviene per i lavori in super ecobonus 110% che non sono giunti a conclusione nel 2021?

Si tratta, pertanto, di interventi rientranti nel super ecobonus con detrazione fiscale del 110% che, seppure iniziati nel corso del 2021, non sono ancora giunti a conclusione nell’anno 2022. L’unico modo per il contribuente di ottenere il vantaggio fiscale è la detrazione, non potendosi praticare le vie della cessione dello sconto in fattura e della cessione dei crediti di imposta. Con la detrazione fiscale, il contribuente può procedere con il vantaggio nella dichiarazione dei redditi spalmando l’importo spettante in 5 rate annuali. Anche se questo meccanismo potrebbe generare un altro problema, ovvero quello dell’incapienza dell’Irpef rispetto a quanto spettante come detrazione fiscale dal super ecobonus 110%. Risulta pertanto necessario prestare attenzione alla capienza delle imposte rispetto alla “moneta fiscale” spettante.

Quali sono i lavori che generano detrazione fiscale del 110% per la dichiarazione dei redditi 2022?

La normativa sui bonus edilizi prevede che i lavori che possano generare la detrazione fiscale del 110% nella dichiarazione dei redditi del 2022, sono:

  • l’ecobonus 110%;
  • il super sismabonus;
  • i lavori del fotovoltaico;
  • gli interventi sugli accumulatori;
  • i lavori per l’installazione delle colonnine di ricarica delle vetture elettriche.

Per tutti questi lavori è possibile procedere con la detrazione fiscale degli acconti versati nell’anno di imposta (il precedente rispetto all’anno prima sia della presentazione della dichiarazione dei redditi che del termine dei lavori stessi).

Quali sono le certificazioni necessarie per la detrazione fiscale in dichiarazione dei redditi dei lavori in super ecobonus 110%?

Per i lavori a cavallo tra un anno e il successivo, ai fini della detrazione fiscale e della dichiarazione dei redditi del super ecobonus 110% non è necessario:

  • procedere con l’asseverazione di congruità dei costi sostenuti. Il documento è contenuto all’interno dell’asseverazione relativa ai requisiti tecnici che va inviata all’Enea nel termine di 90 giorni dalla conclusione degli interventi o allo Sportello unico per l’edilizia (Sue) alla conclusione dei lavori;
  • l’attestazione relativa al fatto che i lavori non siano ancora conclusi. Questo tipo di documentazione, secondo quanto prevede il comma 1 quater dell’articolo 4, del decreto del 19 febbraio 2007, deve essere presentata in carta libera solo per gli interventi in ecobonus iniziati in data antecedente al 6 ottobre 2020.

Super ecobonus 110%, quali asseverazioni servono per gli acconti pagati dopo il 12 novembre 2021?

In merito agli acconti pagati a decorrere dal 12 novembre 2021, giorno di entrata in vigore del decreto legge “Antifrodi”, è necessario il visto di conformità nel modello 730 per chi applica il criterio di competenza dei costi (o di cassa). Tale visto non è necessario se il modello 730 è presentato da un sostituto di imposta, oppure se viene presentato il modello 730 precompilato, anche con correzioni effettuate dal contribuente.

Cosa avviene se il contribuente apporta delle modifiche al modello 730 precompilato in merito alle detrazioni del super ecobonus?

Nel caso in cui il contribuente dovesse apportare delle modifiche circa i dati riportati nel modello 730 precompilato sulle spese sostenute in ambito di super ecobonus 110%, anche senza doversi rivolgere a un commercialista o a un Centro di assistenza fiscale (Caf), potrà procedere con la presentazione del modello direttamente (senza l’ausilio del Caf o del commercialista) per l’apposizione del visto di conformità delle spese sostenute. Il visto, peraltro, non deve essere richiesto per la dichiarazione dei redditi che riporta già la detrazione fiscale spettante. La certificazione, in questo caso, riguarda la presenza delle condizioni necessarie affinché si possa aver diritto alla detrazione fiscale del super ecobonus 110%.

Quando va richiesto il visto di conformità dell’intera dichiarazione dei redditi?

Il visto di conformità delle spese sostenute ai fini del super ecobonus 110% per il modello 730 deve essere richiesto dal contribuente per l’intera dichiarazione dei redditi nel caso in cui presenta il modello 730 mediante il commercialista o un Caf. Procedendo in questa maniera, non è necessario il visto specifico del super ecobonus 110% perché quello del 730 lo sostituisce.

Cosa avviene per la dichiarazione dei redditi dei bonus edilizi con detrazione fiscale non del 110%?

Riguardo alle detrazioni dirette nelle dichiarazioni dei redditi (con utilizzo del modello Redditi) dei bonus edilizi che non diano diritto alla detrazione fiscale del 110%, non occorre il visto di conformità specifico. Tale visto è, invece, necessario quando si fanno le comunicazioni telematiche all’Agenzia delle entrate per le spese pagate a partire dal 12 novembre 2021 per le detrazioni fiscali di bonus non rientranti nel 110%. Anche questi bonus possono essere, infatti, beneficiabili mediante la scelta di una delle due opzioni, ovvero lo sconto in fattura o la cessione dei crediti di imposta.

Iva agevolata al 4% con semplificazioni per chi ha una patente “speciale

Con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze entrato in vigore il 29 gennaio 2022 si è provveduto a un’importante semplificazione delle procedure previste per ottenere l’applicazione dell’Iva agevolata al 4% per i disabili.

Chi può ottenere l’IVA agevolata al 4% per l’acquisto di veicoli?

La normativa italiana (legge n. 97/1986 e del n. 31, Tabella A, Parte II, Allegata al Dpr n. 633/1972) prevede che i disabili possano ottenere una serie di agevolazioni fiscali, tra quelle più importanti e più richieste c’è l’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di autoveicoli. Questo diritto viene riconosciuto a :

  • non vedenti e sordi;
  • soggetti con disabilità psichica o mentale titolari di indennità di accompagnamento;
  • pluriamputati o soggetti con grave limitazione della capacità di deambulazione;
  • soggetti con ridotte o impedite capacità motorie (articolo 3 legge n. 104/1992, con ridotte o impedite capacità motorie permanenti ) per i quali non sono richieste modifiche o adattamenti al veicolo. L’agevolazione può essere riconosciuta anche a familiari a cui il soggetto sia fiscalmente a carico.

Per conoscere nei dettagli la disciplina, leggi l’articolo: Acquisto auto con Iva agevolata: non basta il riconoscimento della 104

Documenti necessari per ottenere l’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di veicoli

In generale coloro che vogliono avvalersi di questa agevolazione devono mostrare al concessionario:

  • la documentazione rilasciata dalle Commissioni mediche attestante handicap e invalidità e la patente di guida speciale dalla quale può risultare anche l’indicazione degli adeguamenti ( anche di serie) che devono essere presenti sul veicolo.

Con l’approvazione del decreto del Ministero dell’Economia e delle finanze del 13 gennaio 2022, entrato in vigore definitivamente il 29 gennaio 2022, vi sono però delle semplificazioni alla procedura attraverso una modifica del decreto ministeriale 16 maggio 1986 articolo 1.

Chi può avvalersi delle semplificazioni in materia di Iva agevolata al 4%?

La nuova norma agevola l’accesso alle agevolazioni fiscali e in particolare all’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di veicoli nel caso in cui il soggetto sia titolare di una patente di guida speciale e con la previsione di adattamenti alla guida.

Prima della riforma anche costoro dovevano presentare il certificato della Commissione medica, ora invece per ottenere il beneficio devono consegnare alla concessionaria la copia della patente di guida da cui si evincono gli adattamenti da apportare al veicolo e un atto notorio, o dichiarazione di responsabilità, in cui si afferma che negli ultimi 4 anni non si è usufruito delle agevolazioni previste per l’acquisto di auto con Iva agevolata.

L’Agenzia delle Entrate , su interpello di una concessionaria, ha ribadito la validità di questa norma nella risposta 313/2022 del 30 maggio 2022.

Restano valide le disposizioni e quindi la necessità di mostrare il certificato della commissione medica attestante lo stato di invalidità in tutti gli altri casi, cioè quando non è stata rilasciata una patente speciali in cui sono prescritti gli adattamenti da apportare al veicolo.

Concorso ACI: brutte notizie per i partecipanti. Slittano le prove

Il Concorso ACI sembra non avere pace, infatti dopo la proroga dei termini per le iscrizioni, c’è una brutta notizia per i partecipanti: i termini slittano.

Concorso ACI: posti diponibili

L’ACI aveva indetto un concorso per l’assunzione di 235 persone in categoria C e 63 persone in categoria B nel 2019, terminate le fasi di iscrizione, a causa anche del perdurare degli effetti del Covid, la procedura rimase senza espletamento. A quel punto, nell’autunno 2021, però si ritenne opportuno riaprire anche i termini per potersi iscrivere e partecipare ai due concorsi.

Si possono trovare maggiori dettagli sul concorso all’articolo: Riapertura termini concorsi ACI: iscriviti fino al 29 novembre.

Molti pensarono che stavolta si facesse sul serio, insomma la riapertura dei termini faceva ben sperare migliaia di giovani.

Il travaglio del Concorso ACI

Inizialmente, nel mese di gennaio 2022, era stato comunicato che le prove si sarebbero tenute nel mese di aprile 2022 a Roma. Il concorso si sarebbe svolto in sessioni mattutine e pomeridiane, ognuna comprendente massimo 3.500 persone ( implica che le iscerizioni arrivate sono state numerose) . Il diario sarebbe stato pubblicato il 31 marzo.

Il 31 marzo arriva però la prima doccia fredda, la pubblicazione del diario delle prove slitta al 31 maggio 2022.

Naturalmente erano in tanti impegnati nello studio ad aspettare la data odierna per conoscere i dettagli delle prove, cioè date, luoghi e orari. Purtroppo però la notizia tanto attesa non è arrivata, anzi, forse per chi realmente era impegnato nello studio c’è stata una vera doccia fredda e tanta delusione.

In uno scarno comunicato si legge: Si comunica che a causa della difficile congiuntura attualmente attraversata dal settore dell’automotive, le cui ricadute economiche pesano inevitabilmente sull’ACI, l’espletamento delle procedure relative al concorso pubblico per titoli ed esami a n. 235 posti nell’area C e a n. 63 posti nell’area B, slitterà al 2023.

A leggere il comunicato si può intendere che in effetti l’ACI non ha soldi per provvedere alle assunzioni, a dire il vero nulla fa pensare che tra qualche mese le cose possano cambiare. Di fatto sono in molti ad essere delusi, soprattutto coloro che hanno investito soldi ed energie per questo concorso.

Coloro che sono iscritti e sono ancora interessati alle procedure dovranno attendere la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio 2023 per conoscere ulteriori dettagli. Naturalmente sono in molti ad aver perso le speranze e molto probabilmente abbandoneranno il concorso più strano di sempre. Non manca chi sta mostrando il suo disappunto anche perché per poter partecipare era necessario versare la tassa di iscrizione. Insomma sono tanti a sentirsi presi in giro.

Appuntamento al 16 gennaio 2023, sperando in notizie migliori.

Superbonus 110%, con le ultime novità Pmi tagliate fuori dal bonus

Con le ultime novità sul superbonus 110%, a essere tagliate fuori dai lavori sono le piccole e medie imprese. La certificazione Soa, obbligatoria per gli interventi a partire dal 1° gennaio 2023, rappresenta un percorso a ostacoli nel quale le imprese più piccole, costituenti il 90% del tessuto operante nel settore edile. Molte delle imprese rischiano, dunque,  l’esclusione dal superbonus 110% e dagli altri interventi dei bonus edilizi se non sono qualificate. Le novità sono contenute nel decreto legge numero 21 del 2022, il cosiddetto decreto “Ucraina bis”. Il provvedimento è stato convertito nella legge numero 51 del 2022 e pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 117 dello scorso 20 maggio.

Superbonus 110% e bonus edilizi: che cos’è la certificazione Soa facoltativa dal 1° luglio 2022?

Le novità più importanti in tema di superbonus 110% del decreto legge riguardano le certificazioni che le imprese operanti nell’edilizia dovranno possedere per portare avanti interventi rientranti nel superbonus 110% o negli altri bonus edilizi. La Soa viene rilasciata da organismi di certificazione che valutano sia i requisiti economici e organizzativi, che quelli tecnici. Attualmente, la certificazione Soa viene richiesta per le opere pubbliche di importo a partire dai 150 mila euro. Nel perimetro del superbonus 110% e degli altri bonus edilizi, il decreto legge prevede la scelta facoltativa della certificazione per le imprese che svolgono i relativi lavori a partire dal 1° luglio prossimo, con obbligo di certificazione a decorrere dal nuovo anno.

Certificazione Soa per i lavori di superbonus 110%: quali sono gli obblighi?

In particolare, dal 1° gennaio 2023 le imprese dovranno dimostrare di avere per lo meno provveduto a presentare domanda. L’istanza si presenta agli enti certificatori della Soa. La qualifica prevede la richiesta tra le 48 categorie presenti, 13 per i lavori generali e 35 per gli interventi specialistici. Tuttavia, dal punto di vista delle qualifiche da ottenere, bisognerà attendere le interpretazioni sui lavori che si possono compiere. Ad esempio, la qualifica generale OG 1, relativa alle opere generali per gli edifici civili e industriali, può bastare oppure nel caso in cui si effettuino lavori di riqualificazione energetica, sono occorrenti anche le qualifiche OG 09 e OG 11, inerenti queste ultime agli impianti per la produzione dell’energia elettrica e per gli impianti tecnologici?

Quali sono le certificazioni Soa che potrebbero essere coinvolte nel superbonus 110% e bonus edilizi?

Ecco dunque che le principali qualifiche Soa che potrebbero essere coinvolte nel superbonus 110% e negli altri bonus edilizi potrebbero essere, per le opere generali:

  • OG1, gli edifici civili e industriali;
  • OG 2, le opere di manutenzione degli immobili tutelati e di restauro;
  • OG9, gli impianti per produrre energia elettrica;
  • OG 11, gli impianti tecnologici.

Per i lavori specialistici, le principali qualifiche Soa sono:

  • OS 3, gli impianti idrici, sanitari, cucine e lavanderie;
  • OS4, gli impianti elettromeccanici trasportatori;
  • OS 18 A, i componenti strutturali in acciaio;
  • OS23, la demolizione delle opere;
  • OS 27, gli impianti per la trazione elettrica;
  • OS28, gli impianti termici e di condizionamento;
  • OS 32, le strutture in legno.

Sito dell’Agenzia delle Entrate in tilt: impossibile inviare il 730 precompilato

Il sito dell’Agenzia delle Entrate funziona a singhiozzo, rischio ritardi nei rimborsi Irpef infatti non è ancora disponibile la funzione che consente di inviare il 730/2022 precompilato .

Sito Agenzia delle Entrate in tilt: a rischio i rimborsi Irpef a luglio

Il modello 730 pre-compilato era disponibile dal giorno 23 maggio 2022 per la sola visione, dal 31 maggio 2022 prende il via la possibilità di inviare il modello precompilato, con o senza modifiche. Ricordiamo che chi invia il modello 730/2022 precompilato senza modifiche non è sottoposto a futuri accertamenti fiscali in quanto lo stesso è già realizzato con i dati in possesso dell’AdE e quindi sicuri.

Per poter usufruire di questa possibilità è necessario entrare nel sito dell’AdE con le proprie credenziali e in particolare con lo Spid, la Carta di Identità Elettronica oppure con la Carta Nazionale Servizi.

Da quest’anno c’è un’importante novità, infatti l’invio del modello 730/2022 precompilato può essere effettuato anche da un parente, per saperne di più leggi l’articolo: Modello 730 precompilato con invio da parenti opersone di fiducia. Guida

Inviando il modello 730 oggi vi è la possibilità di ottenere i rimborsi Irpef già nel mese di luglio 2022, magari insieme alla quattordicesima mensilità e al Bonus di 200 euro messi a disposizione dal Governo per il contrasto ai rincari che ci sono stati negli ultimi mesi.

Di conseguenza, se stai cercnado di accedere al tuo modello 730/2022 precompilato e non riesci, non è un problema del tuo computer, ma è il sistema che non funziona correttamente. Il consiglio è di attendere e non sovraccaricare il sistema.

Liquidazioni periodiche Iva

Problemi ci sono non solo per chi vorrebbe inviare il modello 730 precompilato per poter ottenere i rimborsi Irpef nel primo mese utile, ma anche per chi deve inviare le liquidazioni periodiche Iva. Anche in questo caso accedere è molto difficile perché il sito funziona a tratti. Non si esclude la possibilità di proroga dei termini per dare la possibilità ai contribuenti di adempiere correttamente.

I malfunzionamenti del sito sono iniziati già ieri 30 maggio 2022 e sono continuati anche nella giornata del 31 maggio.

Nonostante le numerose segnalazioni, non sono ancora arrivate comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate circa i motivi per i quali il sito non funziona correttamente, non manca chi ipotizza che sia un effetto delle minacce degli hacker russi che avevano fatto sapere che avrebbero preso di mira le infrastrutture italiane.

Già ieri i disservizi di Poste Italiane avevano fatto temere il peggio, ma in quel caso non si è fatta attendere la precisazione di Poste Italiane che ha chiarito che i disservizi erano dovuti ad aggiornamenti tecnici.

Dal 1° giugno cade l’obbligo di green pass per entrare in Italia

Si va verso il definitivo superamento dello stato di emergenza: dal 1° giugno 2022 non sarà più necessario mostrare il green pass per entrare in Italia. le aziende che operano nel settore turistico tirano un sospiro di sollievo e possono finalmente intravedere la ripresa.

Green pass: dal 1° giugno non sarà più chiesto a chi entra in Italia

In Italia fino al 31 maggio 2022 vi è l’obbligo per poter entrare, che si tratti di turisti provenienti dall’estero, italiani che rientrano dopo periodi di lavoro o vacanza dall’estero, stranieri che arrivano in Italia per lavoro, di mostrare il green pass base. Si tratta di un documento che certifichi l’esito negativo del tampone, il certificato di guarigione o il certificato vaccinale. In poche parole dal giorno successivo, cioè dal 1° giugno, è possibile entrare in Italia senza mostrare l’esito di un tampone negativo, il certificato vaccinale o il certificato di guarigione dal Covid.

Il turismo per l’Italia è un’importante risorsa ed eliminare il green pass base per gli ingressi costituisce un’importante novità perché favorisce gli ingressi e consente al settore una vera ripartenza con i turisti che provengono dall’estero. Si tratta del secondo passo verso un’apertura piena, infatti il primo è stato l’abolizione del Passenger Locator Form (Plf) che è decaduto alla fine di aprile. Si trattava di un documento da compilare prima della partenza e che consentiva di localizzare la persona in caso di contagio durante lo spostamento.

L’Italia scegliendo di non prorogare il green pass base per l’ingresso in Italia si allinea alla maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, resta l’obbligo del green pass in Germania, Portogallo, Spagna e Francia. Si può viaggiare liberamente invece in Danimarca, Norvegia, Svezia, Irlanda, Croazia, Slovenia, Austria, Grecia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Islanda, Svizzera, Lussemburgo.

Obbligo di mascherina al chiuso: dal 15 giugno potrebbe cadere

Ulteriori novità potrebbero esservi anche per l’obbligo delle mascherine, infatti dovrebbe decadere il 15 giugno 2022 l’obbligo di indossare le mascherine nei luoghi chiusi e affollati come cinema e teatro. Dalle indiscrezioni emerge invece l’intenzione di lasciare l’obbligo sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza, come treni alta velocità e arei, inoltre dovrebbe essere previsto l’obbligo di indossare ancora mascherine anche nelle rsa e negli ospedali.

Basta bonus: Confindustria lancia l’allarme, servono riforme per le imprese

Il Presidente di Confindustria Bonomi lancia l’allarme: ora basta bonus servono riforme strutturali. A margine dell’incontro Assolombarda il presisdente di Confindustra fa il sunto della situazione delle imprese e sollecita il Governo a fare riforme strutturali.

Confindustria: è arrivato il momento delle riforme strutturali in attesa da 30 anni

Confindustria è l’associazione rappresentativa delle aziende italiane e naturalmente segue gli interessi di questa particolare categoria produttiva, ma vista l’importanza del sistema impresa per l’economia del Paese, di certo non si possono ignorare le sue richieste e le analisi del mercato che Confindustria fa. Di conseguenza quando il presidente di questa importante confederazione suggerisce delle modifiche, la politica non può certo far finta di nulla.

Al centro dell’attenzione in questo periodo ci sono i tanti bonus che sono stati elargiti per i due anni che hanno caratterizzato la pandemia, ad esempio è ancora possibile richiedere il bonus per le discoteche e le sale da ballo, ma sono nunerosi gli incentivi e spesso le risorse sono anche incapienti lasciando una parte degli imprenditori in difficoltà. L’obiettivo dei bonus è aiutare le aziende a tamponare le perdite che si sono verificate copiose in questi due anni che hanno visto anche lunghi periodi di chiusura di numerose attività e di conseguenza anche dei fallimenti. Secondo il presidente Bonomi ora è arrivato il momento di dire basta, servono riforme strutturali.

Il presidente Bonomi sottolinea che in questo momento storico abbiamo un’occasione unica: grazie ai fondi del PNRR, è possibile fare le riforme che da 30 anni si stanno aspettando e che possono dare energia e vitalità al Paese.

Lo strano caso dei navigator

Bonomi va oltre, critica il reddito di cittadinanza e sottolinea che siamo arrivati al punto in cui il ministro del Lavoro deve impegnarsi a trovare un lavoro ai navigator che sono stati impegnati, con contratto a tempo determinato, a trovare lavoro ai percettori di reddito di cittadinanza. Le critiche a quel concorso erano giunte già anni fa al punto che i governatori di alcune regioni non vollero assumerli preferendo dei concorsi per il potenziamento dei centri per l’impiego con contratto a tempo indeterminato. Purtroppo il paradosso ipotizzato al momento del maxi concorsone si sta verificando, infatti i contratti sono in scadenza e i navigator potrebbero restare senza lavoro. Bonomi non perde tempo per farlo notare.

Riforme strutturali: Confindustria suggerisce il taglio del cuneo fiscale

Durante l’assemblea di Assolombarda Bonomi ha anche sottolineato che il caro energia sta creando difficoltà alle imprese e che la bolletta delle imprese attualmente è di circa 80 miliardi di euro, mentre solo pochi mesi fa era 60 miliardi.

Bonomi ha anche sottolineato di aver proposto il taglio del cuneo fiscale che in Italia è più elevato rispetto alla media OCSE facendo perdere alle imprese italiane competitività, ma di non aver ricevuto ancora adeguate risposte. Il realtà il taglio del costo del lavoro  ha il pieno sostegno anche dell’Unione Europea. In base ai calcoli stimati, afferma Bonomi, un taglio del cuneo fiscale di 16 miliardi di euro porterebbe nelle tasche degli italiani con un reddito medio di 35.000 euro l’anno, una somma di 1.223 euro ogni anno.

Bonomi lancia l’allarme anche sulla scarsità delle materie prime e sottolinea che un eventuale blocco delle importazioni del gas dalla Russia avrebbe un effetto shock sull’economia italiana e in particolare sulle imprese che già sono in difficoltà. Un recupero dovrebbe invece registrarsi per le imprese impegnate nel settore del turismo.

La vendita immobiliare, dalla proposta alla stipula i contratti da firmare

La vendita immobiliare è formata da una serie di documenti che spesso vanno firmati dalle parte, ma quali sono indispensabili?

La vendita immobiliare, la proposta d’acquisto

Nonostante la crisi mondiale la vendita immobiliare rimane una scelta che gli italiani continuano a fare. E così se una persona trova un immobile tramite agenzia immobiliare, compila una proposta di acquisto. La proposta d’acquisto è un documento importante. Spesso si tratta di un modulo prestampato che un agente immobiliare fa firmare al possibile compratore. E’ il primo passo che si fa proprio perché contiene una dichiarazione in cui il compratore, propone al venditore le sue condizioni ideali per effettuare la compravendita.

Subito dopo è sottoposta all’esame del venditore che può decidere di rifiutare; oppure accettarla semplicemente firmandola. A questo punto deve essere comunicato al compratore quanto avvenuto. Tuttavia non esiste una forma specifica della comunicazione dell’accettazione. Questo può avvenire tramite una raccomandata all’indirizzo del venditore. Tra questi l’indirizzo di casa, la posta elettronica sempre più usata nelle compravendite immobiliari.

Quando si considera la “conclusione del contratto”?

La conclusione del contratto coincide con il momento in cui sorge il vincolo contrattuale. Ovvero quando c’è l’impegno delle parti a realizzare il programma di regolamentazione dei propri interessi. Secondo la Cassazione, sentenza del 2/7/2020 n.13610, al fine di perfezionare il vincolo contrattuale è necessario che tra le parti si sia raggiunta l’intesa sugli stessi elementi.

Spesso la proposta di acquisto viene anche definiti come “preliminare di preliminare“. Tramite questo documento i contraenti si obbligano non alla stipula del contratto definitivo, ma alla stipula del successivo contratto preliminare. Pertanto l’accettazione della proposta da parte del venditore determina la conclusione di un contratto preliminare di compravendita. Quindi la proposta è un documento importante che determina anche la conclusione del contratto di vendita e che permette anche al compratore di richiedere un mutuo, qualora ne avesse di bisogno. Tuttavia nulla vieta alle parti di procedere alla firma di un vero e proprio contratto preliminare.

La stipula del contratto definitivo in esecuzione del preliminare

Il preliminare è rappresentato da un’articolata e completa manifestazione della volontà delle parti contraenti. Il preliminare quindi a volte è una ripetizione della proposta di acquisto. Ma comunque rappresenta una maggiore volontà delle parti di procedere alla compravendita. Infatti nel preliminare possono anche essere affrontate o maggiormente specificate ogni singola questione.

Sono numerose le questioni che meritano un interesse. E che risultano in particolare connesse con l’obbligo a carico dei privati e dell’agente immobiliare di procedere alla registrazione del preliminare. Lo scopo non è solo adempiere ad un obbligo fiscale, ma di dare data certa all’accordo concluso e vincolante in ogni suo aspetto.

La vendita immobiliare, esiste l’obbligo di registrazione del preliminare?

I contratti preliminari di ogni specie sono soggetti a registrazione in termine fisso. Infatti sono soggetti all’applicazione dell’imposta di registro nella misura fissa di 200 euro. Anche se va aggiunta l’imposta di bollo di 16 euro ogni 100 righe dell’atto. A  tale proposito si possono verificare due situazioni:

  • contratto preliminare che contiene una clausola che prevede la dazione di somme a titolo di caparra confirmatoria; in tal caso in relazione a tali somme è dovuta l’imposta di registro sulla misura dello 0.50%;
  • contratto preliminare che contempli il versamento di acconti di prezzo non soggetti ad Iva, ed in tal caso va applicata l’imposta proporzionale di registro nella misura del 3%.

Tuttavia non appena ci sono le condizioni previste, è possibile procedere alla stipula del contratto di compravendita definitivo e dinnanzi al notaio. Questo è l‘unico documento obbligatorio che deve essere firmato, e che prevede il reale trasferimento di proprietà tra le parti. Il Notaio ha l’obbligo di effettuare il passaggio nel rispetto di tutte le norme, le leggi previste per questo tipo di atto notarile.

Sinistri stradali e regole di comportamento, ecco la guida dettagliata

Quando durante la circolazione in auto accade un sinistro occorre prestare attenzione. Occorre capire bene come regolarsi sul da farsi. I sinistri e la loro gravità si differenziano in base alla presenza di feriti più o meno gravi, decessi o danni alle sole cose. In quest’ultimo caso, sicuramente meno grave, può bastare anche la compilazione del Cid tra le parti in causa. Diverso il caso in cui a seguito di sinistro in auto ci siano danni alle persone. Cambia tutto in presenza di feriti. Cosa occorre fare in casi del genere e come comportarsi sono una materia la cui disciplina è prevista dal Codice della Strada. Ecco una sintetica guida sul da farsi.

Sinistri auto con feriti: le regole di comportamento

Come dicevamo, in presenza di feriti a seguito di incidente in auto i casi sono due. Ci sono feriti gravi e feriti lievi. Nel primo caso naturalmente chiamare i soccorsi e attivare tutte le procedure utili alla salvaguardia di una vita sono fondamentali. Lo stesso vale in presenza di feriti lievi anche perché non sempre uno dei coinvolti nel sinistro ha le capacità di giudizio medico utili a capire la gravità della situazione. Deve essere severamente vietato sottovalutare un colpo ad un braccio piuttosto di un colpo a una gamba o altri dolori che una delle parti coinvolte nel sinistro manifesta. Le lesioni fisiche anche se lievi vanno affrontate in maniera non superficiale. In base a questi danni subiti da una parte cambiano anche gli adempimenti e gli obblighi della controparte, cioè dell’altro soggetto coinvolto nel sinistro. In pratica anche se lievi qualsiasi lesione fisica subita da chi è coinvolto in un sinistro fa cambiare obblighi adempimenti a carico delle parti.

Vietato fuggire dal luogo del sinistro o non prestare soccorso

 

In base alla presenza o meno di feriti e in base al comportamento che le parti mantengono,  cambiano anche le conseguenze. Infatti dalle semplici responsabilità amministrative che si manifestano e materializzano nel momento in cui un sinistro presenta danni alle sole cose, si passa a responsabilità penali. In presenza di sinistro con danni alle persone sono importanti sia le cose da fare che quelle che non si fanno. Gli obblighi sono stabiliti nell’articolo numero 189 del Codice della Strada.

È il Codice della Strada a stabilire infatti che dopo un incidente bisogna sempre fermarsi e fornire l’adeguato è giusto primo soccorso all’altro automobilista. Questo a prescindere dalle responsabilità sul sinistro. A dire il vero l’obbligo di prestare soccorso prescinde anche dalla presenza o meno di feriti.

Multe, sanzioni e detenzione

Ciò che cambia è la gravità dell’inadempienza nel momento in cui non si adempie a quest’obbligo. Infatti per chi non presta soccorso anche in un sinistro privo di feriti si rischia una sanzione amministrativa che va da 296 a 1184 euro. Anche in questo caso per danni alle cose la situazione cambia in base alla gravità dei danni che riporta l’auto della controparte punto infatti come si legge sul sito della “legge per tutti.it”, se il danno procurato l’altra auto è grave può scattare anche l’obbligo di sottoporre a revisione l’auto che ha causato il sinistro oltre che la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi per il responsabile del sinistro.

Cosa occorre fare nel momento del sinistro

In linea generale e salvo casi estremi in cui la presenza delle macchine sulla carreggiata mini la sicurezza degli altri  avventori, le auto coinvolte in un sinistro devono rimanere nella stessa posizione in cui sono nel momento dell’impatto. Sempre per quanto riguarda la sicurezza della circolazione degli altri avventori della strada il posizionamento del triangolo che serve per avvisare le altre auto che sopraggiungono va messo il prima possibile ad almeno 50 metri dal primo veicolo coinvolto nel sinistro. In pratica occorre dare avvertimento a chi sopraggiunge che c’è un intralcio sulla carreggiata. Lo stesso meccanismo che si adotta nel momento in cui c’è una avaria all’auto e ci si ferma in strada. Nel caso in cui prima del veicolo lo stesso abbia perso pezzi o carichi a seguito di sinistro il triangolo va messo a 50 metri dal primo ostacolo che gli avventori possono trovare sulla carreggiata.

Le forze dell’ordine devono essere avvertite dopoi sinistri

Come dicevamo la compilazione del Cid tra due automobilisti che hanno un sinistro e che si accorgono sulle responsabilità può bastare se non ci sono feriti. In questo caso scambiandosi gli estremi della propria assicurazione e i dati di auto e conducenti il tutto si risolve in maniera amichevole. In effetti il modulo Cid o meglio chiamato modulo CAI significa proprio constatazione amichevole di incidente. Cambia tutto in presenza di un ferito anche se lieve. Infatti conducenti devono prima di tutto avvisare i soccorsi e le forze dell’ordine. Poi occorre attendere l’arrivo di Polizia o Carabinieri che a seguito del loro sopralluogo redigeranno il verbale.

Da non sottovalutare le conseguenze penali dei sinistri

Tornando alle conseguenze penali di cui parlavamo prima, va sottolineato che andare via dal luogo di un sinistro senza attendere l’arrivo della polizia o delle altre forze dell’ordine è un reato. Si tratta di un reato penale che prevede anche la reclusione per un periodo minimo di 6 mesi e massimo di 3 anni. Tra le conseguenze amministrative a cui si è soggetti nel momento in cui si lascia la sede di un sinistro prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, c’è la sospensione della patente da 1 a 3 anni. In pratica minimizzare l’accaduto non è ammissibile. Fermarsi a seguito di un sinistro in cui si è coinvolti obbligatorio punto morti però considera questo obbligo come necessario per prestare soccorso a chi si è fatto male in seguito all’impatto dei due veicoli. Invece il codice della strada sancisce l’obbligo di fermarsi a prescindere, perché occorre attendere l’intervento delle forze dell’ordine.

Il modulo di constatazione amichevole di incidente

Come abbiamo detto in premessa l’ex modulo CID o come si chiama oggi il CAI è assolutamente fondamentale in materia di sinistri auto. Infatti il modulo CAI può essere compilato anche senza l’arrivo delle forze dell’ordine. Come spiegato in precedenza la compilazione di questo modulo va fatta soltanto se è tra le parti emerge l’intesa e l’accordo sul da farsi e sul di chi siano le responsabilità del sinistro e su chi dovrà gravare l’eventuale risarcimento del danno. Va sottolineato che l’utilizzo del modulo CAI riduce i tempi di risarcimento. Infatti si passa dai 90 giorni canonici ai 60 per i danni fisici mentre si altri scende a 45 giorni nel caso di danni alle sole cose.

Sul conducente che ha subito meno danni almeno dal punto di vista fisico ricade l’obbligo di chiamare i soccorsi. Infatti se la controparte ha riportato danni non certo lievi bisogna o chiamare i soccorsi o addirittura portare in ospedale Il ferito. Anche in questo caso si sfocia nel codice penale. Infatti si parla di omissioni di soccorso, cioè un vero e proprio reato. Proprio omissione di soccorso si materializza nel momento in cui un conducente coinvolto in un sinistro non presta soccorso alla controparte in evidente stato di difficoltà fisica. In questo caso la sospensione della patente può arrivare anche a 5 anni