Ancora incentivi per le auto, ma con una novità molto importante 

Dal momento che il settore auto in Italia sta virando decisamente verso la mobilità sostenibile delle auto elettriche, è evidente che ci sia bisogno di introdurre sempre più incentivi a sostegno delle persone che vorrebbero cambiare auto. Il costo delle auto elettriche ancora piuttosto proibitivo, impone questo genere di aiuto. E sono anche i costruttori di auto a richiedere sostegno da parte dello Stato per lanciare una volta per tutte il mercato e per aprire alla mobilità green. Il futuro è ormai tracciato perché le auto a basso impatto ambientale sono quelle con cui dal 2035 gioco forza tutti i cittadini, anche italiani, dovranno fare i conti. E questi incentivi sono presenti nella normativa vigente, anzi, il governo ha deciso di implementarli ed estenderli sia come importo che come platea di potenziali beneficiari. 

Fino a 7.500 euro di incentivi per auto elettriche 

Tempo fa fu il colosso dell’Industria automobilistica, cioè Stellantis, con il suo amministratore delegato Carlos Tavares a chiedere al governo una mano per dare man forte alla transizione elettrica. Una mano che oltre a prevedere fondi statali per dotare le fabbriche di strumenti adatti alle nuove auto, doveva mettere anche su anche degli incentivi per l’acquisto delle nuove auto. È inevitabile che la clientela deve essere spronata ad acquistare, e la soluzione non poteva che essere una vasta dote di incentivi per l’acquisto. Il governo ha recepito il messaggio, introducendo incentivi che però si sono dimostrati subito insufficienti. Dopo il pressing del Ministro per lo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, adesso gli incentivi che già da maggio sono partiti, vengono potenziati. Proprio su proposta di Giorgetti infatti, nuovi incentivi o potenziamento dei precedenti sono diventati realtà.  Offrendo la possibilità non solo alle persone fisiche ma anche a quelle giuridiche di accedere a questo genere di iniziative. 

Come funzionano i nuovi incentivi 

Le auto elettriche al 100%, le cosiddette full electric sono quelle oggetto del restyling del governo. Si tratta delle auto che hanno il più basso impatto ambientale tra tutte quelle oggi sul mercato. Auto che come fascia di emissione di CO2 per km vanno da 0 a 20 grammi. E su queste auto gli incentivi aumentano di un buon 50%. In pratica chi decide di acquistare un’auto di questo genere, con rottamazione, può godere di incentivi. Aiuti che possono arrivare fino alla non indifferente soglia dei 7500 euro. Ma salendo l’incentivo per questo genere di auto virtuose a livello ambientale, salgono inevitabilmente anche gli incentivi per le auto comprese nelle fasce più alte come inquinamento. 

Occhio a ISEE e requisiti per godere a pieno degli incentivi
 

Dal momento che si parla di incentivi per chi effettivamente un’auto di ultima generazione stenta a potersi permettere, occorreva fare una precisazione. Era evidente che ci voleva un collegamento con la situazione reddituale e patrimoniale dei potenziali acquirenti. È così che hanno deciso di concedere l’incentivo massimo collegandolo all’ISEE della famiglia del potenziale richiedente. La soglia di ISEE da non superare per poter godere dell’incentivo massimo è fissata a 30.000 euro. Naturalmente va detto che l’incentivo è appannaggio di quanti, oltre ad acquistare un veicolo di ultima generazione ne rottama uno più obsoleto. È tale possibilità finisce con l’essere estesa anche alle persone giuridiche. Di fatto allargando il campo anche alle auto che possono essere cedute con quel particolare contratto che è il noleggio a lungo termine. Per quest’ultimo spaccato della società l’agevolazione può essere utilizzata solo ad una condizione. Solo se il noleggio a lungo termine viene mantenuto attivo per una durata minima di 12 mesi. 

Stellantis Melfi, a rischio l’indotto? l’azienda pensa di internalizzare alcune attività

Aria di preoccupazione a Stellantis, nello stabilimento di località San Nicola di Melfi. Se c’è uno stabilimento industriale italiano che oggi sta vivendo una fase assai particolare vista la grave e perdurante crisi questo stabilimento è senza dubbio quello Stellantis di Melfi. Nella fabbrica ex Fiat ed ec FCA sita in Basilicata, a Melfi, in Provincia di Potenza, la situazione sembra diventare sempre più incandescente. Parliamo di uno stabilimento dove notoriamente prima FCA e adesso Stellantis, producono oltre la metà delle auto che generalmente l’azienda produce in Italia ogni anno. Quindi, l’importanza dello stabilimento è evidente sia per le questioni industriali della casa madre che per il tessuto sociale ed economico della zona. Lo stabilimento di località San Nicola di Melfi infatti è la più grande fonte di PIL dell’intera Regione Basilicata.

Cosa è messo a rischio a Melfi viste le iniziative di Stellantis

Al netto della notoria rilevanza dello stabilimento, c’è uno spaccato interno alla fabbrica e all’intero polo produttivo che è più di altri sta vivendo una situazione, per così dire, drammatica. Questo settore è senza dubbio l’indotto. Nel grande stabilimento di Stellantis a Melfi, non c’è solo la fabbrica interna del gruppo italo francese nato dalla fusione di PSA con FCA. Non c’è solo la fabbrica dove effettivamente vengono prodotte le auto del quarto produttore mondiale di automobili qual’è effettivamente Stellantis. Il polo produttivo di località San Nicola di Melfi è composto da tante piccole e medie realtà industriali che compongono il cosiddetto indotto. Ed è proprio la situazione nell’indotto quella che è più allarmante secondo politici, sindacati e lavoratori.

Le allarmanti voci dall’indotto di Melfi

Portare alcune attività di cui oggi ha cura l’indotto, all’interno di Stellantis non può che allarmare. Infatti gioco forza significa mettere a repentaglio diversi posti di lavoro. Significa potenzialmente un netto taglio di posti di lavoro e smentite non ne arrivano. L’uncia certezza è che effettivamente l’indirizzo di Stellantis sembra essere proprio quello di portare diverse attività al di fuori del perimetro dell’indotto. E questa cosa è nota a tutti come il fatto che i lavoratori dell’indotto hanno meno tutele rispetto a quelli della casa madre. La potenziale chiusura di piccole e medie realtà dell’indotto mettonoin serio pericolo i posti di lavoro ma anche il tessuto sociale della Basilicata. E sono cose queste, molto importanti.

Il presidio in Basilicata davanti la Regione per lavoratori dell’indotto Stellantis

A Melfi si inizia a muovere il malcontento. La dimostrazione è il presidio terminato alle 22:00 del 6 agosto sotto la sede del palazzo della Regione a Potenza. I sindacati si stanno muovendo, chiedendo alla politica di aprire tavoli e all’azienda di fermare ipotizzabili lettere di licenziamento. Presto ci saranno aggiornamenti, anche se la preoccupazione è sempre in aumento.

Con licenza media e 1.400 euro di stipendio ecco il concorso magazzinieri ospedale

Inevitabilmente vista la grave crisi economica ed occupazionale di questi ultimi mesi, parlare di opportunità di lavoro è una cosa molto rara ma che resta importante. Infatti in giro alcune occasioni per lavorare ce ne sono. Per esempio oggi parliamo di una possibilità di lavorare come magazziniere in ospedale con un nuovo concorso pubblico le cui domande scadranno il prossimo 29 agosto. Un’occasione piuttosto allettante per potenziali aspiranti magazziniere in ospedale, anche perché da quando si legge nel bando i requisiti di accesso non sono così limitativi o proibitivi.

Basta la licenza media e lo stipendio è abbastanza buono

Un concorso allettante quindi, soprattutto perché aperto ad una vasta platea di potenziale aspiranti. Infatti è un concorso per magazziniere in ospedale, per il quale i candidati potrebbero ottenere uno stipendio da 1.400 euro al mese. Inoltre per la partecipazione pare serva soltanto la licenza media. Come dicevamo in premessa le domande scadono il prossimo 29 agosto. Quindi occorre fare presto per poter partecipare a questa gara che apre le porte ad un lavoro come magazziniere.

Tutti i requisiti richiesti per il concorso da magazziniere in ospedale

Come si legge direttamente dal bando ufficiale dell’iniziativa, i requisiti specifici richiesti per gli aspiranti magazzinieri in ospedale sono:
  • Cittadinanza italiana, o cittadinanza di uno dei Paesi dell’Unione Europea o extracomunitari titolari del diritto di soggiorno, del diritto di soggiorno permanente, del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo;
  • Status di rifugiato politico o di diritto allo status di protezione sussidiaria;
  • Idoneità psico fisica alle mansioni da svolgere;
  • Licenza media;
  • Esperienza quinquennale come magazziniere sia in ditte private che nel Pubblico Impiego;
  • Abilitazione all’utilizzo di muletti, carrelli semoventi o carrelli elevatori;
  • Godimento dei diritti civili e politici;
  • Diritto di voto;
  • Assenza di divieti a lavorare nelle Pubbliche Amministrazioni;
  • Assenza di condanne penali o procedimenti in corso.

Altre informazioni utili sul bando tra magazziniere

Il bando è stato indetto dagli ospedali Galliera della Liguria. I posti disponibili sono 2. Come dicevamo lo stipendio sarà da 1.400 euro al mese. Inoltre l’assunzione sarà a tempo indeterminato. Il concorso pubblico rivolto alla copertura a tempo indeterminato di 2 magazzinieri prevede infatti l’assunzione sotto il profilo di Operatore Tecnico Specializzato o Magazziniere. L’inquadramento sarà in categoria B con livello economico BS. L’assegnazione dei due vincitori del concorso sarà presso la “S.C. Economale Alberghiero e Logistica, nell’ambito del Dipartimento Giuridico Economico dell’Ente”, come viene riportato testualmente sul sito dove gli interessati dovranno collegarsi per bando e procedura di candidatura.

Come candidarsi al concorso

La procedura di presentazione della domanda potrà essere effettuata solo telematicamente. Tale procedura è sempre aperta e resterà tale per tutte le 24 ore di ciascun giorno fino alla scadenza del bando. Il sito di riferimento è quello degli ospedali Galliera, nello specifico al link  https://www.galliera.it//bandi/bandi-di-concorso. 
Sul sito come già detto, è presente il bando con tutte le informazioni utili alla partecipazione al concorso. Per partecipare occorrerà la previa registrazione sul sito. Infatti sul sito è aperta l’area “iscrizioni on line concorsi”. Naturalmente per accedere in assenza di registrazione occorrono gli strumenti assai diffusi di accesso ai servizi telematici delle Pubbliche Amministrazioni, quindi Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), Carta nazionale dei servizi (CNS) o Carta di identità elettronica (CIE).

Tutti gli infortuni coperti e non per le casalinghe, ecco come fare cassa

Tutti lo ritengono importante ed anche particolarmente faticoso ed è il lavoro svolto da una casalinga. Il lavoro di cura della casa e della famiglia è considerato da tutti come un’attività piuttosto importante, ma dal punto di vista delle tutele non è equiparabile alle altre attività lavorative. Ciò non vuol dire che sia un settore privo di tutela, perché qualcosa c’è che le casalinghe possono sfruttare. Per esempio all’INPS è aperto un fondo chiamato proprio fondo casalinghe, dove esiste la possibilità di versare contributi per la pensione futura. Questo dal punto di vista previdenziale. Ma dal punto di vista assicurativo, non va dimenticata la polizza casalinga da versare all’Inail. Previdenza e assicurazione quindi non sono diritti completamente negati anche per chi svolge il ruolo della casalinga in una famiglia.

All’Inail la polizza casalinghe, così e a cosa serve

L’assicurazione casalinghe è prevista dalla normativa vigente e dall’Inail, ed è la soluzione ad eventuali infortuni domestici che possono subire le donne durante lo svolgimento dell’attività in casa. Naturalmente bisogna prima stipulare questo genere di polizza per poter poi, eventualmente, richiedere un risarcimento. E dal 1999, con la legge numero 493 che è stata istituita l’assicurazione contro l’infortunio per le casalinghe. Assicurazione che riguarda le casalinghe di età compresa tra i 18 ed di 67 anni. I 18 anni perché naturalmente bisogna essere maggiorenni, mentre i 67 perché rappresentano la soglia anagrafica per la pensione di vecchiaia ordinaria. Tutte le casalinghe che svolgono tale attività senza remunerazione, senza assunzione e senza vincolo di subordinazione possono essere assicurate contro gli infortuni. La legge che istituì l’assicurazione sui lavori di casa l’ha resa obbligatoria. Questo, anche se nella realtà non tutte le casalinghe sono assicurate. Questione oggettiva questa, soprattutto perché non possono esistere controlli nelle case private per la verifica dello svolgimento di questa attività.

Alcuni chiarimenti sulla polizza casalinghe

L’assicurazione sulle casalinghe quindi anche se pagata regolarmente dalla diretta interessata non coprirà l’infortunio di chi svolge il compito di casalinga, come una normale attività lavorativa. Inevitabile fare riferimento al lavoro di una collaboratrice domestica (Colf), che se è assunta regolarmente dal datore di lavoro, anche in famiglia, non rientra nel perimetro di coperture dell’assicurazione. Se regolarmente assunta una Colf, come qualsiasi altra lavoratrice, ha le tutele strettamente collegate al lavoro svolto. L’assicurazione casalinghe però si applica per esempio ad uno studente universitario. Infatti qualora lo studente si collega all’Inail e versa l’assicurazione, se si va male durante lo svolgimento delle normali attività di casa, dove abita per motivi di studio, è coperto da un’assicurazione.

Costo, modalità di pagamento e informazioni

La polizza per le casalinghe quindi va versata direttamente all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Ed è all’Inail infatti che occorre fare un versamento. La polizza è annuale e il pagamento deve essere in unica soluzione. Infatti la copertura annuale è pari a 24 euro. Il versamento va fatto tramite i canali PagoPa, con avviso di pagamento che le interessate dopo l’iscrizione, possono richiedere direttamente on-line sul sito dell’Inail e nell’area riservata all’iniziativa sul sito ufficiale dell’Istituto. La data di scadenza del pagamento è sempre il 31 gennaio di ogni anno a cui l’assicurazione fa riferimento e la copertura di eventuali infortuni va dal primo gennaio al 31 dicembre di ogni anno. Solo per pagamenti successivi al primo gennaio di ogni anno, la copertura scatta dal primo giorno successivo al pagamento.

Quando le casalinghe non pagano

A volte si può essere coperti anche non versando il premio assicurativo all’Inail. Infatti sono esonerati dal versamento dell’assicurazione restando comunque coperti dal punto di vista degli infortuni coloro i quali hanno un reddito personale al di sotto di 4.648,12 euro all’anno, o di famiglia fino a 9.296,22 euro. Ed il reddito è inteso al lordo. Se dal punto di vista della convenienza visto l’importo, ci sono pochi dubbi, diverso il fatto relativo agli infortuni coperti dalla polizza. Infatti non tutti gli infortuni godono di questa tutela. Prima di tutto l’infortunio deve essere tale da aver determinato almeno il 27% di invalidità nella casalinga. Inoltre l’assicurazione anche se personale non copre gli infortuni occorsi in ambito non domestico. Infatti la tutela vale solo se l’infortunio si è verificato in casa, nelle seconde case o nelle parti comuni degli immobili vive come possono essere ascensori, scale o pianerottoli. Niente risarcimento per esempio, per un infortunio mentre si va a fare la spesa.

Come sapere se un veicolo è assicurato con la polizza RCA anche se immatricolato all’estero

La polizza RCA è la polizza assicurativa obbligatoria per qualunque veicolo a motore circoli su strada pubblica o privata con accesso pubblico, nel territorio italiano. Ogni automobilista che si mette alla guida del proprio veicolo deve sapere che lo stesso veicolo deve essere assicurato come la legge prevede. Controllare la propria posizione assicurativa può essere molto importante, per evitare rischi. Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, anche perché sono davvero tante le voci che circolano su presunte truffe di compagnia di assicurazione soprattutto online e soprattutto quelle poco conosciute. Ma a controllare l’assicurazione anche di un’altra persona nel momento in cui si è coinvolti in un sinistro potrebbe essere molto importante. Dimenticanza o paura di essere truffati, o ancora verificare se chi ci ha danneggiato ha la copertura assicurativa, sono le motivazioni di questa ricerca. E si tratta di una ricerca che ha degli strumenti adatti.

Come verificare la copertura assicurativa di un veicolo

Per verificare se il proprio veicolo e assicurato c’è uno strumento messo a punto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è reso accessibile a tutti i cittadini gratuitamente. Il sito a cui accedere è “Il portale dell’automobilista”. Sul sito del Ministero un automobilista può recuperare tutti i dati più importanti legati all’auto. Infatti si possono ottenere tutti i dati,  da quelli della propria patente a quelli del proprio veicolo. È in una sezione ad hoc creata appositamente per l’assicurazione auto, si può verificare anche la propria copertura assicurativa da RCA (Responsabilità Civile Auto).

Perché controllare è sempre una cosa opportuna

Perché può venire in mente a qualcuno di arrivare a questa verifica? Non sempre è una questione di poca fiducia nei confronti del proprio assicuratore. Infatti può capitare anche di avere dei dubbi riguardanti la data di scadenza della polizza. Collegandosi al sito del portale dell’Automobilista, occorrerà accedere alla sezione “verifica copertura assicurativa RCA“. In questo caso il sistema è capace di rispondere positivamente nel caso in cui il veicolo risulti perfettamente assicurato a norma di legge. Oppure è capace di rispondere negativamente indicando l’anomalia della mancata copertura da RCA.

Senza assicurazione da polizza RCA, alcuni rischi in cui si incorre

Senza dimenticare che circolare senza copertura assicurativa è un reato e che porta sanzioni amministrative piuttosto pesanti che arrivano fino al sequestro del veicolo e alla decurtazione di ben 5 punti sulla patente, cambia tutto se si tratta di veicolo assicurato all’estero. In questo caso il portale dell’automobilista serve a poco. Circolare senza assicurazione anche se il veicolo è immatricolato all’estero, non serve per evitare sanzioni e confische del veicolo.

Immatricolazioni estere, come controllare la copertura da polizza RCA?

Cambia tutto per i veicoli non immatricolati in Italia quindi. Sui veicoli immatricolati all’estero i dati assicurativi non finiscono nella stessa banca dati dove confluiscono invece quelli dei veicoli iscritti al PRA. È la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici, da cui l’acronimo Consap, l’ente a cui fare riferimento. L’interessato può chiedere alla Consap se un veicolo è assicurato. Ed è una procedura differente che sempre il diretto interessato deve fare tramite email. La documentazione relativa all’assicurazione viene infatti trasmessa dall’ente via posta elettronica normale. Va ricordato comunque che la Consap permette di ottenere i dati solo dei veicoli immatricolati nella Comunità Europea. Infatti per i veicoli immatricolati in Stati extracomunitari non esiste una procedura prestabilita e si deve presupporre che il veicolo sia assicurato

Nuovo bonus da 500 euro invalidi e badanti, domande a partire dal 2 agosto

Non sono pochi gli italiani alle prese con problemi di disabilità o con familiari disabili all’interno del proprio nucleo familiare. Ci sono leggi e normative che offrono sostegno a questo genere di famiglie a tal punto che le misure loro dedicate sono davvero tante. Soprattutto per i disabili gravi ovvero quelli col 100% di invalidità assegnata, oltre al sostegno economico ci sono benefici che prevedono anche la tutela di una assistente. E in questo campo che è ci sono alcune misure poco note ma che possono tornare utili facendo prendere al disabile dei soldi utili a munirsi per esempio di una badante.

Via le domande per il bonus da 500 euro al mese

Evidentemente è una misura che negli ultimi anni ha funzionato bene dal momento che si è deciso di prorogarla anche nel 2022. Parliamo del bonus badanti da 500 euro al mese che è appena ripartito. Infatti si potranno presentare le domande per il beneficio a partire da oggi 2 agosto 2022. Al fine di garantire l’assistenza per gli invalidi in condizioni di gravità assoluta, la regione Liguria ha deciso di tornare a offrire un contributo da 500 euro al mese per 12 mesi a chi presenta richiesta e rientra nei requisti previsti.

Il bonus  nel dettaglio e cosa conoscere

Parte da oggi 2 agosto la possibilità di presentare domanda per richiedere ed ottenere fino a 500 euro al mese per chi ha bisogno dell’assistenza di una badante. Si tratta della riproposizione di un bonus che ormai in Liguria si ripete da due anni punto infatti con l’avvio delle distanze, siamo al terzo anno di utilizzo di questo incentivo. La dotazione della misura è pari a 1,4 milioni di euro per il 2022. L’aggiunta regionale della Liguria infatti ha riavviato le domande per gli interessati. Se il trend delle domande resterà quello degli ultimi due anni, saranno circa 1.700 le famiglie interessate da questo provvedimento.

I requisiti per il bonus badanti da 500 euro

Naturalmente essendo un contributo a carattere regionale, serve che il disabile che presenta richiesta sia residente in un Comune del territorio della Regione. Naturalmente non basta solo essere residenti in Liguria, perché occorre anche che il disabile non sia ricoverato presso una struttura sanitaria. Infatti il bonus mira a consentire al disabile di restare al proprio domicilio e farsi assistere a casa. Naturalmente bisogna anche essere invalidi al 100%, riconosciuti tali e con questa gravità dalle competenti commissioni mediche delle ASL. L’ISEE Inoltre non deve essere superiore a 35.000 euro e parliamo naturalmente dell’ISEE socio sanitario. La corresponsione del bonus però è limitata ad un adempimento da parte dei richiedenti. Infatti una volta assegnato il bonus, il diretto interessato deve mantenere fede all’impegno di assunzione di una badante, o autonomamente, o per il tramite delle tante agenzie di fornitura di questo genere di lavoratrici, spalmate sul territorio della Regione.

Come presentare domanda per la nuova stagione della misura

Come negli ultimi due anni, anche per il 2022 sarà La Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico , cioè la FI.L.S.E. S.P.A. l’ente che gestirà l’iniziativa. Infatti sarà collegandosi al sito dell’ente che gli interessati potranno presentare domanda. L’iniziativa è fino ad esaurimento risorse per cui la celerità è necessaria. Per le domande presentate entro il 30 settembre infatti, l’ente dovrebbe produrre una prima graduatoria con le assegnazioni. Solo nel caso di fondi sufficienti si passerà ad erogare il bonus anche a chi ha presentato domanda dopo il 30 settembre. In questo caso quindi, l’ente emanerà una seconda graduatoria dei potenziali aventi diritto. Se le risorse saranno insufficienti, non è azzardato considerare attendibile l’ipotesi di un bonus che non arriverà a 500 euro al mese.

Dal reddito di cittadinanza al reddito di resilienza, cosa cambia?

Che sia stata forse la misura più discussa da diversi anni a questa parte lo dimostrano i fatti. Parliamo naturalmente del reddito di cittadinanza misura che il governo Conte 1 ha introdotto con l’obbiettivo di  contrastare le situazioni di povertà. Nata come misura idonea al ricollocamento lavorativo e sociale dei beneficiari, col tempo il reddito di cittadinanza si è dimostrato una misura sostanzialmente simile ad un autentico sussidio e basta. A dimostrazione di tutto ciò, il fatto che molti partiti politici e molti tecnici vorrebbero, se non cancellarlo del tutto, quantomeno rivisitarlo. E si cercano vie alternative alla misura, dal momento che il contrasto alla povertà è una esigenza che nessuno può negare.

Il reddito di cittadinanza, cosa ha funzionato e cosa no

Il reddito di cittadinanza consta in un beneficio economico mensile erogato dall’INPS ai beneficiari mediante una carta di credito vera e propria. I soldi caricati sulla card RDC possono essere prelevati in contanti solo in minima parte. Il resto va speso per beni di prima necessità, farmaci e bollette per le utenze domestiche. Limitazioni queste, nate per evitare che ci fossero persone che si approfittavano della misura, finendo con il richiederla senza averne la necessità.

Le nuove elezioni e il futuro del reddito di cittadinanza

Adesso che ci accingiamo alle nuove elezioni politiche, l’argomento reddito di cittadinanza è tornato di stretta attualità a tal punto che si susseguono proposte di rettifica della misura o di sua sostituzione. Infatti nessuno dice che la misura va cancellata e basta, perché sarebbe come negare la situazione di povertà in cui molte famiglie versano. Piuttosto, si parla di correggerla o di trovare uno strumento diverso. Per esempio Giovanni Toti con il suo nuovo partito “Italia al centro”, propone il reddito di resilienza. Il termine, diventato comune per via del PNRR e del Recovery plan adesso diventa utile per le misure di contrasto alla povertà. Dal momento che resilienza significa di fatto resistere a situazioni avverse e di difficoltà, la nuova misura punta a correggere gli errori commessi con il reddito di cittadinanza che ha fallito da tutti i punti di vista per quanto riguarda le politiche attive sul lavoro.

Reddito di resilienza, di cosa si tratta?

La proposta del partito del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, dovrebbe funzionare in maniera diversa dal reddito di cittadinanza. Infatti offrirebbe soldi a chi oltre a versare in condizioni di povertà come per il reddito di cittadinanza,  intende avviare un’attività di lavoro autonomo. In pratica si offrirebbero soldi a chi dimostra l’intenzione di voler mettersi in proprio creando reddito per sé e per altri. Una misura che potrebbe essere commisurata, come importo, in base alla zona di residenza del beneficiario. In pratica offrirebbe più soldi a chi vive in zone dove fare impresa è più difficili per via delle difficoltà oggettive della stessa zona.

ISEE Università, cos’è, perché serve e come si richiede

È già il tempo di fare le nuove iscrizioni per i nuovi anni accademici presso le Università. Ed è il momento di produrre la documentazione richiesta per il pagamento delle tasse scolastiche sia per la frequenza che per le iscrizioni agli anni di studio universitari. Tra questi documenti molto importante è l’ISEE. L’Indicatore della situazione economica equivalente di una famiglia serve anche per il diritto allo studio universitario. Spesso gli Atenei hanno scaglioni di tassazione differenti in base all’ISEE di un nucleo familiare. Altrettanto spesso però (quasi sempre),  non serve l’ISEE ordinario, bensì l’ISEE cosiddetto universitario.

ISEU, cos’è la versione particolare dell’ISEE per gli studenti

L’ISEE è l’acronimo di indicatore della situazione economica equivalente e si tratta di un certificato che permette di avere accesso a numerose misure assistenziali o benefit vari, come previsto dal nostro ordinamento. L’ISEE nella versione originale è basato su una autocertificazione da parte del richiedente. In altri termini il richiedente l’ISEE non fa altro che andare a dichiarare i propri redditi e i propri patrimoni oltre a quelli di tutti i componenti della propria famiglia. Il calcolo dell’ISEE è basato proprio su tutti i dati che il richiedente indica in quella che viene chiamata dichiarazione sostitutiva unica o meglio DSU. È proprio sulle regola di calcolo che c’è la differenza sostanziale tra l’ISEE ordinario e quello che invece serve agli studenti universitari.

Come ottenere l’ISEE Università

L’ISEU, altrimenti detto ISEE università, non è altro che un ricalcolo dell’ISEE ordinario. Infatti per la versione dedicata agli studenti universitari l’ISEE tiene conto di parametri differenti rispetto a quelli ordinari. Per esempio in presenza di fratelli e sorelle redditi e patrimoni di questi ultimi incidono per l’ISEE in misura ridotta del 50%. La procedura di richiesta è la medesima della versione ordinaria della certificazione. Infatti bisognerà accedere all’area riservata tramite SPID, CNS o CIE, e compilare la DSU. Occorre indicare inizialmente le motivazioni per cui viene richiesto l’ISEE. Nello specifico va indicato che è l’ISEE necessario è quello universitario. Senza le credenziali di accesso ai servizi digitali dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Italiano (INPS), ci sono sempre CAF e Patronati che possono assistere i richiedenti nella richiesta.

Pensioni bloccate dall’INPS se non si provvede a produrre documentazione RED o INV CIV

È ripartita la macchina dei controlli da parte dell’INPS per quanto riguarda le pensioni. L’INPS passa al setaccio tutte quelle pensioni che hanno una parte dei trattamenti previdenziali percepiti, collegate al reddito o a determinate condizioni di disabilità. In pratica tutti gli interessati alla presentazione del modello RED oppure della dichiarazione INV CIV, se non vi hanno ancora provveduto devono fare presto per evitare che la pensione venga bloccata alla fonte cioè da parte dell’Istituto. Si tratta di una specie di salvaguardia, che adesso i pensionati possono utilizzare per evitare problemi più seri del semplice taglio delle prestazioni aggiuntive.

L’INPS passa al setaccio le pensioni, ecco cosa accade adesso

Come si sa tutti i contribuenti e pensionati che non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi canonica, quindi col modello 730 oppure con il modello Redditi persone fisiche (Redditi PF), devono provvedere ad un adempimento nei confronti dell’INPS. Questo adempimento altro non è che la presentazione ogni anno del modello RED con allegato, in alcuni casi, il modello INV CIV. Con il RED in pratica, il titolare della pensione va a dichiarare all’Istituto previdenziale tutti i redditi che possono incidere sul diritto alle prestazioni aggiuntive. E quando si parla di prestazioni aggiuntive si fa riferimento a prestazioni quali il trattamento integrativo o la maggiorazione sociale per esempio. Con l’altro modello (INV CIV) invece, chi percepisce prestazioni collegate alle invalidità deve dichiarare eventuali ricoveri in strutture ospedaliere statali o collegate al servizio sanitario nazionale. Ricoveri al manifestarsi dei quali si perde il diritto alla prestazione per tutta la durata del ricovero.

Cosa accade adesso alle pensioni interessate dai controlli dell’INPS

In linea di massima il modello RED va presentato ogni anno entro la fine del mese di febbraio. Lo stesso è successo quest’anno, cioè entro tale data i pensionati dovevano intervenire. Dal primo giugno scorso però l’INPS ha dato la possibilità a quanti non vi hanno ancora provveduto, di presentare tutta la documentazione sulle pensioni, con scadenza che slitta al 28 febbraio 2023. Il trattamento previdenziale spettante infatti rischia di essere congelato e bloccato dall’INPS nel caso in cui la richiesta di esibizione di questa documentazione non venga prodotta dal pensionato a cui lo stesso Istituto previdenziale l’ha richiesta.

Come provvedere a produrre la documentazione all’INPS

Esibire il modello RED o il suo allegato è necessario quindi per evitare problemi relativi all’erogazione della pensione da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale italiano. L’adempimento come al solito può essere espletato in maniera telematica. Gli strumenti sono sempre gli stessi e cioè quelli utili ad accedere all’area riservata del sito dell’INPS. L’accesso è consentito come sempre per il tramite del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) o tramite la Carta d’identità elettronica (CIE). Per chi non è munito di tali strumenti, resta utilizzabile una seconda via. C’è la possibilità di farsi assistere da Centri di Assistenza Fiscale (CAF), da patronati o dagli altri operatori autorizzati. Per eventuali informazioni c’è anche il numero verde dell’Inps. Contact Center che può essere utilizzato da telefonia fissa al numero 803 164, oppure da cellulare al numero 06 164 164.

Copia conforme: cos’è e a cosa serve

Capita spesso sentire parlare di copia conforme o copia autentica per quanto riguarda determinati documenti delle pubbliche amministrazioni. Non è raro infatti che per una domanda, richiesta o pratica burocratica italiana, gli uffici pubblici chiedano ad un contribuente la copia conforme di un determinato documento. A dire il vero, ultimamente però, la semplificazione degli atti della pubblica amministrazione e del rapporto tra i cittadini e le PA ha portato spesso a far considerare com’è sufficiente la semplice autocertificazione sottoscritta da un richiedente. Non sempre però quest’ultima è sufficiente, perché come dicevamo prima, molte volte serve la cosiddetta copia conforme. Un documento maggiormente oneroso e più complicato da ottenere, anche se non impossibile come vedremo.

L’autocertificazione a volte è sufficiente e sostituisce la copia conforme

Lo stato di famiglia, il certificato di nascita, quello di residenza e così via. Queste sono molte delle certificazioni che se richieste per una determinata pratica, il contribuente può produrre tramite autocertificazione. I certificati prima citati mettono in luce una particolare tipologia di documentazione per la quale non serve alcuna copia autentica o conforme. Infatti in linea generale tutti i documenti che in teoria dovrebbero essere già presenti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni a nome di un contribuente, possono essere auto-certificati dallo stesso. In altri termini un contribuente può semplicemente presentare una dichiarazione sottoscritta da lui stesso con cui dichiara di essere nato in un determinato posto, in una determinata data oppure di risiedere in un determinato comune.

Non sempre l’autocertificazione serve, ecco quando la copia conforme è necessaria

Tutto questo perché grazie alle banche dati, le pubbliche amministrazioni possono facilmente verificare se le dichiarazioni del contribuente risultano veritiere o false. Un altro tipico esempio di documento che si può certificare è il titolo di studio. Per esempio, per la partecipazione ad un concorso dove è richiesto il titolo di studio, il titolo di studio in genere è richiesto. Ma ciò non significa dover per forza di cose produrre il diploma e nemmeno la copia conforme del diploma. Infatti sarà compito dell’ente titolare del concorso pubblico verificare se le dichiarazioni del candidato, siano veritiere o non corrispondano al vero.

Quando serve copia autentica di un determinato documento

Diverso invece è il caso di documenti importanti per i quali è necessario produrre la cosiddetta copia autentica. In questo caso produrre una domanda ad un determinato ente obbliga il contribuente a munirsi della copia autentica del documento richiesto a corredo dell’istanza. Un tipico esempio è la richiesta di liquidazione delle somme di danaro che un defunto aveva depositato in banca. La richiesta degli eredi deve essere corredata dalla copia della dichiarazione di successione che deve essere autentica o conforme. Infatti gli eredi non possono recarsi in banca e dichiarare con autocertificazione di essere eredi di un defunto e di aver prodotto la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Bisognerà produrre alla banca la copia autentica della dichiarazione di successione. Copia che la stessa banca tratterrà, a tal punto da rendere di fatto obbligatorio ottenere una copia conforme della successione quasi sempre.

Come si fa ad avere una copia conforme

Per autenticare una copia di un atto o di un certificato bisogna recarsi presso gli uffici competenti che possono essere quelli comunali, oppure un notaio o un altro soggetto autorizzato (per le successioni lo stesso ufficio che ha rilasciato l’originale). In pratica questi soggetti sono colori i quali confermano che la copia di un atto corrisponde esattamente all’originale. In genere per l’autentica si inserisce sopra il documento una marca da bollo e i soggetti che devono certificare l’autenticità del documento, sottoscrivevano la copia.